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Alla Gregoriana convegno su Concilio Nicea fra storia e teologia

Alla Gregoriana convegno su Concilio Nicea fra storia e teologia

Da domani a sabato, a 1700 anni dal primo Concilio ecumenico

ROMA, 26 febbraio 2025, 16:46

Redazione ANSA

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Nel 2025 ricorrono i 1700 anni dalla celebrazione, a Nicea, del primo Concilio ecumenico della storia. Convocata dall'imperatore Costantino per appianare le dispute nella Chiesa cristiana che finalmente aveva ottenuto il riconoscimento ufficiale, il Concilio di Nicea fu un evento cardine per la storia, per la politica e per la teologia.
    "Ancora oggi questo Concilio è un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l'unità visibile" ricorda p. Mark Lewis rettore della Pontificia Università Gregoriana.
    È per commemorare questa ricorrenza che la Gregoriana e l'Università di Münster, attraverso il Cluster of Excellence "Religion and Politics", organizzano un convegno internazionale dal titolo The Confession of the Council of Nicaea: History and Theology ("La confessione del Concilio di Nicea: storia e teologia"). L'obiettivo è quello di promuovere il dialogo tra la ricerca storica sul Concilio e le questioni teologico-sistematiche relative al significato attuale del Credo niceno. Il convegno sarà quindi diviso in due parti. Nella prima parte, che si svolgerà a Roma da domani al 1/o marzo, interverranno eminenti studiosi di Nicea provenienti dai campi della teologia, della filosofia, della filologia e della storia.
    La seconda parte, che sarà celebrata a Münster dal 15 al 17 ottobre 2025, si concentrerà sulla questione di cosa significhi il Concilio per la relazione tra cristianesimo ed ebraismo, e tra cristianesimo e islam.
    "Il primo Concilio ecumenico della storia ha formulato un Credo che è ancora fondamentale per quasi tutte le chiese oggi.
    Unisce cristiani cattolici, protestanti e ortodossi", afferma Michael Seewald, professore di Dogmatica e Storia del dogma all'Università di Münster. "Dalla prospettiva odierna, il Concilio di Nicea ha capovolto le immagini convenzionali di Dio: Dio stesso è diventato uomo in Gesù. Questo è il messaggio principale del Credo niceno. In senso figurato, Dio non è solo in cima, ma anche in fondo, come uomo crocifisso, un'esistenza fallita - e proprio nel suo fallimento dimostra di essere Dio.
    Questa idea fondamentale di Nicea ha lasciato alla teologia domande intellettualmente stimolanti".
    "Ciò che fa la differenza tra prima e dopo Nicea è ciò che è rimasto da allora: la verità della fede è stata portata in una forma comune", aggiunge il gesuita Philipp G. Renczes, decano della Facoltà di Teologia della Pontificia Università Gregoriana. "Con Nicea, la confessione personale 'Credo' è coagulata e sostenuta nel contenuto e nella forma nella confessione comune 'Noi crediamo'. Proprio come la fede dell'individuo è un dono della grazia di Dio che sfugge all'origine della volontà del credente, così la professione di fede nella comunità è vissuta non come il risultato di una deduzione razionale, ma come una 'ispirazione'… la Chiesa non ha inventato il Credo, lo ha trovato già fatto, è stato dato anche a tutta la Chiesa nel suo insieme. È stato dato non solo ai singoli, ma a tutta la Chiesa".
   

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