"Quello che fa l'Ospedale Bambino
Gesù con le sue missioni a Karak non è una goccia nell'oceano, è
molto di più. Le famiglie percorrono anche 300-400 chilometri
solo per un consulto, perché qui trovano delle risposte che in
altri posti non ricevono". Lo hanno affermato suor Adele
Brambilla e suo Alessandra Fumagalli in video collegamento con
il presidente Tiziano Onesti. L'occasione per il colloquio a
distanza è stata la missione di neuropsichiatria dell'Ospedale
della Santa Sede appena conclusa nell'Ospedale italiano di Karak
in Giordania, gestito dalle Suore Missionarie Comboniane. Il
ritorno degli specialisti italiani, nell'ambito di una
collaborazione tra i due ospedali iniziata nel 2013, era molto
atteso dopo un'interruzione di due anni. Per il Bambino Gesù
erano presenti in Giordania i medici della neuropsichiatria
dell'infanzia e dell'adolescenza Fabio Quarin e Giovanni Valeri.
Il presidente Onesti ha assicurato che il progetto continuerà e
sarà ampliato.
La missione a Karak ha ricevuto il supporto dell'Associazione
Alessandro Parini, nata in ricordo del giovane avvocato
tragicamente scomparso in un attentato a Tel Aviv lo scorso anno
ed impegnata a sostenere iniziative di formazione e sviluppo per
chi è in difficoltà. "La missione in Giordania - ha affermato il
presidente dell'Associazione, Enzo Parini, papà di Alessandro -
mira a fornire supporto sanitario alle comunità locali,
sviluppando le competenze essenziali per la cura dei bambini: in
tal senso corrisponde perfettamente agli obiettivi della nostra
Associazione. Siamo sicuri che Alessandro, che l'aveva visitata
e amava profondamente la Giordania, sarebbe stato orgoglioso di
questo nostro primo intervento in sua memoria".
L'Istituto delle Suore Missionarie Comboniane gestisce
l'Ospedale italiano di Karak, in Giordania, dal 1939, quattro
anni dopo la sua fondazione. La collaborazione con l'Ospedale
della Santa Sede è iniziata nel 2013 con un appello radiofonico
che offriva l'opportunità di avere a disposizione per un
consulto gratuito gli specialisti di neuropsichiatria e
neuroriabilitazione pediatrica del Bambino Gesù. All'appello
risposero subito 150 famiglie. Nel decennio intercorso da allora
sono stati curati più di 800 bambini ed effettuate circa 2300
visite.
Gli specialisti del Bambino Gesù sono stati presenti nella
città giordana dal 20 al 28 giugno. In questo tempo hanno
visitato 45 pazienti, 30 dei quali in follow-up perché presi in
cura nelle missioni precedenti. Hanno inoltre svolto attività di
formazione con due terapiste locali. Nel corso del video
collegamento con il presidente Onesti, il direttore sanitario
Massimiliano Raponi e il responsabile delle Relazioni
internazionali Sandro Cristaldi, Valeri (responsabile UOS
Disturbi dello spettro autistico) ha spiegato sinteticamente i
tre criteri alla base del progetto in Giordania: "Il primo
criterio è un intervento basato sulla famiglia (family-centred)
perché qui non ci sono strutture e l'unica risorsa è, appunto,
la famiglia; il secondo, un intervento basato sulle risorse
della comunità (community-based); il terzo, un intervento che ha
come obiettivo quello di trasferire conoscenze e buone pratiche
(capacity-building) sia ai genitori che ai terapisti locali".
In occasione del video collegamento con l'Oik, il presidente
del Bambino Gesù Tiziano Onesti ha assicurato che il progetto in
Giordania continuerà e sarà ampliato, con un programma di
formazione più strutturato e l'utilizzo della telemedicina.
Intanto una nuova missione dedicata alla neuroriabilitazione è
in procinto di essere svolta a Karak dal 9 al 15 luglio.
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