Nella Polonia degli anni Ottanta,
anni un cui era sotto l'influsso sovietico, ci furono un
centinaio di omicidi politici compiuti quasi sempre da "autori
sconosciuti". Tra le vittime anche i sacerdoti, tra i quali don
Jerzy Popieluszko, rapito e assassinato il 19 ottobre 1984.
Aveva solo 37 anni. La Chiesa ha riconosciuto il suo martirio e
lo ha beatificato il 6 giugno 2010.
A quarant'anni dal suo omicidio esce oggi per Ares il libro
"Jerzy Popieluszko", una biografia non convenzionale del
sacerdote e beato martire polacco. Pagò la sua opposizione al
regime che dominava allora nel suo Paese. Il libro, firmato da
Wlodzimierz Redzioch e Grzegorz Gorny, tradotto dal polacco, si
avvale dei contributi dei familiari di don Jerzy, di personalità
della Polonia, per inquadrare le vicende di quegli anni, e di
tre cardinali, fra cui il prefetto del Dicastero per le Cause
dei Santi, Marcello Semeraro, che ha firmato la Presentazione
all'edizione italiana.
"Accrescere la conoscenza di questo sacerdote, beato e
martire sarà davvero un bene per tutti, perché attraverso il
sacrificio dei martiri Dio cambia i cuori degli uomini",
sottolinea il card. Semeraro.
A raccontare invece quei tragici giorni per la Polonia è il
cardinale Stanislaw Dziwisz, lo storico segretario di Papa
Giovanni Paolo II. La notizia dell'assassinio di Popieluszko "lo
scosse profondamente. All'inizio, quando ancora non si
conoscevano i particolari sull'accaduto, il Santo Padre pregò
per lui. Quando poi seppe dell'assassinio del sacerdote -
racconta ancora Dziwisz - rimase sconvolto e non si capacitava
di come si fosse giunti a un tale crimine per eliminarlo".
Il volume è composto da tre elementi: le interviste di
Wlodzimierz Redzioch con i familiari e amici di don Jerzy, ma
anche con i cardinali Angelo Amato, prefetto emerito del
Dicastero per le Cause dei santi, e Stanislaw Dziwisz,
arcivescovo emerito di Cracovia; i testi di Grzegorz Gorny che
raccontano lo scenario storico della vita del beato martire e il
servizio fotografico con il materiale d'archivio e gli scatti di
Janusz Rosikon.
Popieluszko ha voluto coniugare il suo ministero sacerdotale
con l'impegno per il suo popolo, anche appoggiando Solidarnosc,
il sindacato guidato da Lech Walesa (poi diventato Premio Nobel
e Presidente della Polonia) che si opponeva al regime. "Non
posso chiudere il mio sacerdozio in chiesa - scriveva don Jerzy
- anche se tanti 'consiglieri' mi suggeriscono che un vero
sacerdote polacco non deve andare fuori dal recinto della
chiesa. Sarò in mezzo ai miei operai, fino a quando mi sarà
possibile".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA