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Don Zgheib 'i cristiani in Libano non abbandoneranno la gente'

Don Zgheib 'i cristiani in Libano non abbandoneranno la gente'

'La situazione è difficile ma c'è anche tanta solidarietà'

ROMA, 01 novembre 2024, 10:44

Redazione ANSA

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"Le vittime innocenti della guerra superano le 2.700, mentre i feriti, tra cui giornalisti, sono quasi 12.600, secondo i dati ufficiali. La situazione degli sfollati è particolarmente allarmante: circa un milione di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, soprattutto a sud di Beirut, nelle aree meridionali del Paese e nella valle della Bekaa, tra le più colpite dai raid israeliani". A parlare è don Hadi Zgheib, sacerdote libanese maronita dell'Eparchia Patriarcale, Vicariato di Jounieh; è dottorando in psicologia e assistente presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha incontrato un gruppo di giornalisti a Roma, in un evento organizzato dall'Iscom, per parlare della situazione nel suo Paese. "L'inverno - dice ancora don Zgheib - è imminente e porterà con sé ulteriori sfide per le persone, che dovranno affrontare difficoltà ancora maggiori".
    Il sacerdote maronita ricorda che il Libano era conosciuto come "la Svizzera dell'Oriente", mentre oggi attraversa uno dei periodi più difficili della sua storia. Non solo per la guerra e gli attacchi di Israele ma anche per la profonda crisi economica: "I libanesi hanno subito la perdita dei fondi depositati nelle banche. Si pensi a una persona che ha dedicato una vita intera al lavoro, con l'obiettivo di garantirsi una pensione serena e dignitosa, ma si ritrova a perdere tutto. In Libano, la carenza di beni essenziali, dai generi alimentari ai farmaci, ha colpito molte famiglie, comprese quelle cristiane".
    La morsa di violenza e di sangue che attanaglia il Libano non ha in realtà soffocato lo spirito di solidarietà e accoglienza che contraddistingue i rapporti tra le diverse comunità, comprese quelle religiose. Molti di coloro che fuggono dalle bombe e dai combattimenti sono musulmani, e spesso trovano rifugio nei villaggi cristiani. In un Paese, che è sempre stato "un mosaico" per la presenza di diverse confessioni religiose, possono esserci tensioni, date le divergenze politiche.
    "Nonostante le grande sfide, noi cristiani siamo consapevoli della nostra vocazione e missione nel Medio Oriente, del nostro ruolo in questa terra. Infatti, i miei confratelli parroci nelle aree più colpite, affermano con determinazione che, nonostante l'alta tensione, non vogliono abbandonare la gente sofferente.
    Desiderano rimanere accanto a coloro che, anche spesso musulmani, condividono esperienze di fame e sete, che trascendono ogni religione", dice il sacerdote. La Chiesa maronita è in prima linea sia negli aiuti che nel chiedere la pace. Il Patriarca Bechara Rai ha convocato un vertice cristiano-islamico chiedendo di "fermare il massacro" e facendo appello alla comunità internazionale. Ha inoltre incontrato, in questi giorni che era a Roma per il Sinodo, il Papa che è "molto sensibile, prega molto per la pace in Medio Oriente".
    Tante le iniziative della Chiesa per soccorrere gli sfollati: le scuole, le parrocchie e i conventi hanno aperto le porte a coloro che hanno dovuto lasciare le loro case. Inoltre, vi è il costante lavoro di tante organizzazioni, associazioni e opere caritative cristiane, come Caritas Libano, insieme ad iniziative personali. La speranza per il futuro "è che nessun pezzo del mosaico libanese sia escluso o emarginato", conclude padre Hadi.
   
   

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