Oltre 50 anni fa, il 25 aprile 1974,
avveniva in Portogallo la rivoluzione dei garofani, che segnò la
fine della dittatura di António de Oliveira Salazar e l'inizio
dell'attuale democrazia. Un anniversario che diventa il ponte
per unire il passato all'oggi in Sempre il documentario di
Luciana Fina, regista e artista visiva italiana, da più di 30
anni in Portogallo, che debutta al Lido nelle Giornate degli
Autori - Notti Veneziane.
Il film, attraverso uno straordinario lavoro di montaggio,
ripercorre le fasi di quel momento storico straordinario e della
costruzione in un nuovo Paese, dalle battaglie sociali, alla
decolonizzazione, dal movimento operaio a quello artistico che
ha contribuito attivamente, attraverso le varie forme
d'espressione, come l'arte visiva, la musica, il teatro il
cinema, alla visione di una nuova società.
"Volevo far sì che queste immagini non fossero guardate solo
per ricordare o per riempirci di nostalgia - spiega la cineasta
all'ANSA - ma anche per pensare all'oggi, a come forse abbiamo
fatto un po' scomparire l'idea di costruire un futuro o
un'emancipazione". Nel film non fiction, il percorso è scandito
da interviste, reportage, film, corti, filmati amatoriali:
immagini e i suoni, provenienti, fra gli altri, dagli archivi
della Cinemateca Portuguesa e della RTP (Rádio e Televisão de
Portugal), che si fondono in modo organico alle voci di chi
scende nella nostra società in piazza per l'ambiente, o i
diritti delle donne.
Questo "è anche un omaggio al cinema che in quel momento
cruciale della storia portoghese, ha saputo entrare così
profondamente nella trama del presente" sottolinea. "Mi rivolgo
allo spettatore perché possa guardare il passato pensando a quel
che oggi stiamo facendo del nostro futuro" dice l'artista che ha
anche dedicato alla rivoluzione dei garofani "Sempre, a palavra,
o sonho e a poesia na rua", una nuova installazione concepita
per la Cinemateca Portuguesa.
"Oggi stiamo lasciando forse alla generazione dei più giovani
il compito di ricominciare a sognare e a inventare. Qualcosa che
rifletto anche nel titolo del documentario, Sempre, una parola
che nel documentario vediamo due volte e non entra mai
interamente nell'inquadratura, ma dobbiamo percorrerla per
leggerla. In maniera simbolica ci rimette al passato per correre
verso il futuro" , conclude.
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