Con l'avvicinarsi delle vacanze di
Capodanno i laboratori tessili di Zhili sono quasi tutti
deserti. I pochi dipendenti rimasti sono in disperata attesa
dello stipendio per pagarsi il viaggio di ritorno a casa. Dalle
rive del fiume Yangtze alle montagne dello Yunnan, tutti
festeggeranno nelle proprie città natali e celebreranno i
rituali di prosperità con la famiglia. Per Shi Wei questa è
anche l'opportunità di sposarsi, come per Fang Lingping. Il
marito, ex tecnico informatico, dovrà seguirla a Zhili dopo la
cerimonia. Imparare è difficile, ma ciò non ostacola l'avvento
di una nuova generazione di lavoratori.
Questo, in estrema sintesi, il racconto di Youth: Homecoming,
film in concorso a Venezia '81 a firma del grande documentarista
cinese Wang Bing e ultima parte di una trilogia formata con i
precedenti 'Youth (Spring)' e 'Youth (Hard Times)' presentati
rispettivamente a Cannes e a Locarno. In Youth: Homecoming tanti
piccoli capitoli, appuntamenti, dedicati ognuno a un personaggio
diverso di cui è indicato nome, età e provenienza e che viene
poi seguito dalla telecamera in quello che sta facendo in un
certo momento della sua vita: dal pescare allo sposarsi, dal
tornare a casa per festeggiare appunto il Capodanno o, al
contrario, nel cercare disperatamente dei soldi per poterlo
fare.
"In Cina la maggior parte dei giovani lavora duramente per
mantenersi - dice Wang Bing -. Gli stipendi sono molto bassi, le
giornate infinite e non c'è quasi tempo di riposare. La società
cinese ha ridotto la loro vita quotidiana a lavoro. Guadagnare
denaro è diventato l'unica ambizione".
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