Un locale di 'ndrangheta
"storico" quello che è stato colpito questa mattina
dall'operazione denomina Blizzard-Folgore, "un locale - ha
spiegato il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio
incontrando i giornalisti - sopravvissuto a due cruente guerre
di 'ndrangheta, già perseguito quando ancora non esisteva il
reato di associazione mafiosa. Dopo la faida dei primi anni 2000
è stata stipulata una tregua che ancora regge".
Nell'ordinanza della gip Arianna Roccia viene specificato che
il locale si identifica con la cosca Arena la quale rappresenta,
oggi, il risultato di una coesione, sviluppatasi negli anni, tra
esponenti delle famiglie Arena (rami cicala e chitarra),
Pullano, Gentile, Lentini e Tipaldi, a loro volta federatesi,
anche mediante matrimoni e comparaggi, con le famiglie isolitane
Nicoscia, Capicchiano, Manfredi e Corda.
L'inchiesta è stata condotta col supporto della Procura di
Trento e ha dimostrato - ha detto il procuratore aggiunto di
Catanzaro Vincenzo Capomolla - "la capacità del locale di Isola
Capo Rizzuto di infiltrare il tessuto economico di Isola e di
altre regioni, Trentino, Veneto e Lombardia, in cui si erano
insediati i referenti delle cosche crotonesi".
Il procuratore di Trento, Sandro Raimondi, ha spiegato come
"la 'ndrangheta ormai è un fenomeno nazionale, fa finanza e
riesce e reimpiegare profitti".
Il colonnello del Ros Massimiliano D'Angelantonio, ha
riferito come, nel corso di una serie di conversazioni
intercettate, gli indagati "fanno riferimento a rituali di
affiliazione e a seguire le regole della 'ndrangheta unitaria".
I carabinieri hanno anche trovato, interrato in un campo,
insieme ad alcune armi antiche (compreso un fucile risalente
alla Seconda Guerra mondiale) "un foglio manoscritto con una
formula rituale riconducibile al 1976". Allo stesso tempo la
consorteria era protagonista di "iniziative imprenditoriali con
complessi meccanismi di frode". Le conversazioni intercettate
fanno riferimento a "una struttura di 'ndrangheta in Lombardia
denominata, appunto, 'Lombardia'".
Il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone Raffaele
Giovinazzo, ha rimarcato l'importanza di perseguire "le linee di
sviluppo economico della 'ndrangheta che si manifestano in
regioni ricche in cui è facile confondersi con l'economia
lecita". La provincia criminale di Crotone è "pienamente
operativa e armata", ha detto Giovinazzo. Gli investigatori
hanno rinvenuto "improvvisati poligoni di tiro a Isola, vicino
al mare, per testare la mira degli affiliati con le pistole. Ma
sono state rivenute anche armi da guerra".
Il capo centro della Dia di Padova, Cosimo Mancini, ha
spiegato come la consorteria usasse "società fittizie intestate
a teste di legno che vantavano crediti fasulli nei confronti
dell'Agenzia delle Entrate o dell'Inps, con grave danno per le
casse dello Stato". In un caso una società "è stata ceduta senza
passare dalle vie legali ma semplicemente vendendo per 30mila
euro una chiavetta usb contenente i dati del prestanome e libri
contabili del tutto artefatti".
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