Sulle donne nel lavoro pesano ancora
un gap occupazionale, uno retributivo e uno pensionistico. Lo
afferma uno studio curato dal Servizio Lavoro, Coesione e
Territorio della Uil, diretto dalla segretaria confederale Ivana
Veronese, che rileva come "le donne vogliono poter lavorare,
vogliono un lavoro che sia dignitoso, equo, sicuro e che
valorizzi le proprie competenze e capacità" e che quindi "come
Uil, continueremo a fare la nostra parte, dentro e fuori i
luoghi di lavoro, perché le donne possano essere chi desiderano,
senza dover rinunciare a parti importanti di sé".
Lo studio indica che a febbraio 2024 il gap occupazionale
delle donne è del -18,1% mentre nel 2023 le donne inattive per
motivi familiari, che non lavoravano per esigenze di cura della
famiglia e figli, erano il 95,6% del totale inattivi.
Sul fronte retributivo, secondo lo studio relativo a
dipendenti nel settore privato elaborato su fonte Inps
escludendo i settori agricolo e domestico, nel 2022 a fronte di
9.718.242 uomini con una retribuzione procapite media annua di
26.227 euro le dipendenti donne erano 7.260.183 con una
retribuzione media di 18.305 euro per un gap femminile del
-30,2%, che via via aumenta al crescere della fascia di età (da
-24,0% per dipendenti fino a 29 anni a -33,6% per gli over 60).
Nel settore pubblico, il gap retributivo per le donne è in
totale del 16,6% che sale intorno a -19% nel Servizio sanitario
e nelle università ed enti di ricerca.
La differenza nel settore pensionistico vede le donne
penalizzate per -36% con l'importo medio annuo pro capite della
pensione di 17.579 euro per gli uomini e 11.333 euro per le
donne riferito al 2022.
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