Sull'Agenda Onu 2030 per lo sviluppo
sostenibile, "i progressi sono molto lenti, negli ultimi anni
c'è stata una pandemia, una crisi economica molto forte, una
crisi alimentare, conflitti che stanno distruggendo Paesi.
Davanti a tutte queste polycrisis, c'è stato un rallentamento
verso questi obiettivi. Il cambiamento, un'inversione di rotta,
è possibile, ma deve partire dai cittadini e dalle loro azioni
individuali, dalle imprese e dai loro modelli di business, e dai
governi e dalle loro politiche". Lo afferma la Global director
della campagna Onu obiettivi per lo sviluppo sostenibile, Marina
Ponti, intervenendo in collegamento da Bonn a Voci sul Futuro
2024, dialoghi che ASviS e ANSA organizzano in occasione del
Festival dello sviluppo sostenibile. In studio con lei anche il
direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini.
Per Ponti, gli obiettivi di sviluppo possono essere sintetizzati
con i termini "giustizia sociale e giustizia ambientale",
concetti che sono strettamente legati anche al coinvolgimento
dei giovani nei processi decisionali, come ricordato dal
segretario generale dell'Onu, António Guterres. "È importante -
aggiunge Ponti - anche costruire una giustizia
intergenerazionale, c'è la necessità di valorizzare tutte le
popolazioni, tutte le fasce di età e il contributo che ognuna
può dare allo sviluppo del proprio Paese. E mettere enfasi su un
concetto di giustizia e di eguaglianza di lotta alle
disuguaglianze all'interno dei Paesi".
Nel 2025, ha spiegato Giacomo di Capua di Youth delegates of
Italy, "si celebrerà il trentesimo anniversario
dall'implementazione e l'adozione del programma globale per
l'azione sulla gioventù. I giovani sono una parte del presente,
quella parte che può rappresentare un ponte per quelle
generazioni future che non possiamo ascoltare e i cui diritti
umani vanno salvaguardati. La ricezione del programma globale
sulla gioventù è un importante primo passo, ma l'implementazione
è ancora tarda. Il Summit sul futuro di settembre sarà un
importantissimo momento di confronto".
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