Nel 2022 la produzione di bottiglie
in Italia è aumentata dell'1,5%, immettendo sul mercato oltre 2
miliardi di pezzi, e quella di vasetti del 2,5%. Ma nonostante
l'aumento, non stata è sufficiente a soddisfare la domanda:
l'import di bottiglie e vasi è aumentato dell'11,3% e l'export è
diminuito del 4,4%. Per questo, nel settore sono previsti
investimenti per 400 milioni per 5 nuovi forni di fusione da
realizzare entro il 2024, che garantiranno un incremento della
capacità produttiva del 12%. Lo rende noto Assovetro,
l'Associazione nazionale dei produttori di vetro, aderente a
Confindustria.
Il settore ha sofferto per la volatilità dei prezzi
energetici e l'aumento del prezzo del rottame, a livelli mai
raggiunti in precedenza, da circa 25 euro a tonnellata a 200
euro: questo rende il costo di utilizzo del rottame (spesso il
90% della materia prima delle bottiglie) superiore a quello
della materia prima vergine. L'industria del vetro poi è
estremamente energivora: consuma ogni anno circa 1,1 miliardi di
metri cubi di gas, circa l'1,5 per cento del consumo nazionale.
Le bottiglie di vino l'anno scorso hanno ridotto il loro
peso del 12% e quelle di spumante del 18%, così da richiedere
minor consumo di materie prime, di energia e, di conseguenza,
producendo minori emissioni di CO2.
L'industria dei contenitori in vetro, prima manifattura
europea, con 16 aziende e 39 stabilimenti, è presente in quasi
tutte le regioni d'Italia, da Nord a Sud, con una maggiore
concentrazione al Nord. Conta 7.800 addetti, e il fatturato è
valutato in 2,5 miliardi di euro l'anno.
"Nonostante il perdurare di fattori critici - ha
dichiarato Roberto Cardini, Presidente della sezione contenitori
di Assovetro -, l'industria del packaging in vetro ha continuato
a crescere. Il 2023 dovrebbe essere un anno di assestamento, per
permetterci di affrontare le sfide del futuro, come quella della
decarbonizzazione con la ricerca di nuovi vettori energetici".
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