Per i prodotti bancari classificati
come green "servono misure di classificazione, attività di
formazione, una cultura aziendale commerciale e di risk control,
parametri di riferimento per intercettare condotte incoerenti,
rafforzamento dell'impianto normativo, monitoraggio
dell'operatività tramite tecniche di intelligenza artificiale".
E' quanto emerge dal report 'Esg e conduct risk' presentato
dall'Università Cattolica nel corso di una iniziativa a Milano.
L'indagine, condotta attraverso la condivisione di un
questionario a dieci banche italiane, è stata realizzato da
Antonella Sciarrone Alibrandi, direttore scientifico del Master
Cofin Compliance for Compliance in Financial Institutions
dell'Università Cattolica (Cofin), Claudio Frigeni, docente di
Diritto bancario nella facoltà di Economia e Giurisprudenza del
campus di Piacenza, e Giulia Schneider, ricercatrice della
Facoltà di Scienze Bancarie, finanziare e assicurative
dell'Università Cattolica.
Alcune istituzioni finanziarie hanno istituito una "business
unit ad hoc, che opera insieme alla compliance, per agire sulle
leve degli investimenti e dei finanziamenti alla clientela.
Altre, invece, collocano il presidio del conduct risk in materia
Esg tra le funzioni di compliance e risk management. I dati
raccolti confermano, infatti, le potenzialità del conduct risk
quale strumento di intercettazione di rischi di gestione
scorretta dei fattori di sostenibilità, segnalando al contempo
la disomogeneità delle metriche di qualificazione e di
misurazione dei fattori Esg".
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