L'innovazione come chiave di volta
per il disegno strutturale del modello economico nell'ottica
della circolarità, per affrontare la sfida che l'Italia e
l'Europa dovranno affrontare a livello globale. È il tema al
centro del convegno "Innovazione per la circolarità",
organizzato da Enel questa mattina all'Ara Pacis a Roma.
"La transizione al modello di economia circolare presuppone un
processo di ridefinizione dei processi produttivi, per fare in
modo che i prodotti e gli impianti diventino circolari by
design, in maniera genetica. E sotto questo aspetto non c'è
adozione di economia circolare senza una forte piattaforma di
innovazione", ha affermato il presidente di Enel Michele
Crisostomo. Un percorso che Enel ha iniziato nel 2015, "da
quando abbiamo abbiamo deciso di adottare un modello di economia
circolare". Da quel momento sono diversi gli studi
sull'argomento portati avanti da dall'azienda. "Dall'ultimo - ha
spiegato Crisostomo - emerge che l'Italia è all'avanguardia
nella circolarità dei suoi processi produttivi. Siamo sulla
strada giusta. E considerando le tensioni geopolitiche e quelle
sui prezzi, l'adozione di un modello di economia circolare ha
anche a che fare con la mitigazione di questi rischi".
L'Italia, "anche se pochi lo sanno, è una superpotenza
dell'economia circolare. Recuperiamo circa l'80% dei rifiuti che
vengono da attività produttive, la media europea è sotto il 50%,
la Germania è 10 punti sotto. L'Italia ha risposto alla carenza
di materie prime con l'utilizzo dell'intelligenza umana, e
abbiamo già messo in atto filiere molto efficienti da questo
punto di vista", ha affermato il presidente di Symbola, Ermete
Realacci, specificando però che "si può fare di più e ci sono
nuove frontiere".
All'evento ha partecipato anche il ministro delle Imprese e del
made in Italy, Adolfo Urso, che ha affermato come il governo sia
"in campo in Europa per ottenere una saggia flessibilità
nell'utilizzo di tutte le risorse esistenti - quelle del Pnrr,
del Recovery Eu e dei fondi di coesione - per utilizzarle da
subito al meglio e pienamente per sviluppare in Italia quella
tecnologia green e quella tecnologia digitale. Ed è possibile
farlo per rispondere alla grande sfida sistemica cinese ed
evitare di passare da una subordinazione che abbiamo dovuto
pagare cara all'energia fossile russa, a una peggiore e ancora
più drammatica subordinazione alla tecnologia cinese nel campo
del green e del digitale".
"L'Italia - ha aggiunto Urso - che ha tante piccole e micro
imprese, deve adottare piu' di altre nazioni una strategia
Paese. E avere milioni di imprese oggi, nell'epoca della
deglobalizzazuione, non è più un handicap, ma un vantaggio
competitivo come dimostrano i risultati dell'economia produttiva
italiana. Per fare una strategia Paese, oggi necessaria, serve
una politica industriale nazionale".
Secondo la vicepresidente di Confindustria per la Sostenibilità,
Ambiente e Cultura, Katia Da Ros, "la sostenibilità è un fattore
di politica industriale e non solo ambientale, e su questo
Confindustria concorda con il Ministro Urso. L'Italia è un
grande sistema industriale ma è importatore netto di materie
prime, caratteristica che ci ha obbligato negli anni a diventare
i primi in Europa e i più efficienti nella circolarità dell'uso
di risorse, un primato che dobbiamo mantenere. Accanto alla
sostenibilità che è il grande obiettivo, dobbiamo assicurare
l'indipendenza dalle commodities e dalla tecnologia. La sfida
che abbiamo davanti è enorme: rendere il nostro sistema
industriale sostenibile ma allo stesso tempo competitivo e
resiliente, capace di mettere l'uomo al centro. Non si può
prescindere dalla sostenibilità sociale oltre a quella
ambientale ed economica".
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