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ANSAcom - In collaborazione con Regione Valle d’Aosta
Il ritrovamento della Marmotta del Lyskamm, prima che venissero effettuati tutti gli studi sul reperto rinvenuto sul ghiacciaio del Monte Rosa, ha suscitato interesse, ma anche una certa diffidenza nella comunità scientifica. “L’opinione generale intorno alla notizia del ritrovamento era di scetticismo e prudenza, ma questo non ha contaminato la mia positività. Fin da subito ho pensato che poteva trattarsi di un’opportunità di studio e di ricerca scientifica per il Museo, indipendentemente dal valore del reperto, data l’importanza di esaminare i tanti ritrovamenti che sono emersi dai ghiacci negli ultimi anni in Valle d’Aosta – dice Velca Botti, biologa e ricercatrice del Museo regionale di Scienze naturali della Valle d’Aosta –. Sabato 14 agosto (2022 ndr.), dopo le operazioni di recupero in elicottero, ho avuto il tempo per esaminare con calma la mummia nel silenzio del laboratorio. La marmotta piccola tra le mie mani era conservata incredibilmente bene, oltre ogni aspettativa, con ancora i tessuti integri e la pelliccia. La posizione fetale in cui era, come se dormisse, mi ha dato la sensazione che tutto si fosse fermato in quel momento. Quel piccolo corpo infondeva una certa dolcezza, che le foto, ancora oggi, non sono capaci di esprimere”. Il rinvenimento di questo piccolo mammifero, il più antico reperto mummificato d’Italia, ha segnato un momento importante per il mondo dell’archeologia valdostana, e non solo. “Il reperto ha un importante valore archeologico, storico e culturale per l’intera Valle d’Aosta in quanto la datazione lo colloca nel medesimo periodo dell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans e della necropoli di Vollein ed è quindi un ulteriore tassello della storia della nostra regione – dice Santa Tutino, Dirigente regionale e Direttrice del Museo regionale di Scienze naturali Efisio Noussan –. Dal punto di vista scientifico, in Valle d’Aosta prima d’ora non era mai stata ritrovata una mummia naturale, questo rappresenta un unicum che apre le porte ad una serie di opportunità di ricerca scientifica”. Da anni, ormai, i ghiacciai si stanno sciogliendo e la Marmotta del Lyskamm potrebbe in futuro vedere accanto a lei nuovi reperti, emersi per raccontare un altro pezzo di storia della Valle d’Aosta. “Considerati gli effetti del cambiamento climatico sui ghiacciai e il loro scioglimento, nuove scoperte e nuovi reperti probabilmente verranno alla luce. La mummia di marmotta potrebbe quindi non essere l’unico reperto ad emergere e questo permetterà l’avvio di nuovi filoni di ricerca, opportunità di collaborazione ed acquisire ulteriori competenze. Dal punto di vista museale, infine, sarà possibile strutturare nuove attività promozionali, divulgative ed educative che permetteranno al Museo di rafforzare il suo rapporto con il territorio e di consolidare il suo ruolo di ente di ricerca e di divulgazione al servizio della collettività”.
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