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ANSAcom - In collaborazione con Garante per la protezione dei dati personali
(di Titti Santamato)
Accompagnare il progresso delle tecnologie come l'intelligenza artificiale con una soluzione antropocentrica, che metta al centro la persona, e con il rispetto della Costituzione. Sono queste le conclusioni del G7 Privacy, la tre giorni di lavori che si è svolta a Roma e ha visto confrontarsi le Autorità di protezione dei dati personali di Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti che hanno approvato sette documenti. "Paesi con ordinamenti diversi con cui si è cercato di arrivare ad una condivisione nelle finalità e nei metodi da perseguire in questa fase di evoluzione della società", hanno spiegato, illustrando il documento conclusivo, Pasquale Stanzione, presidente del Garante per la protezione dei dati personali e Ginevra Cerrina Feroni, vice presidente. Il G7 Privacy ha affrontato non solo il tema delle tecnologie emergenti come l'intelligenza artificiale, ma anche la libera circolazione dei dati e la tutela dei minori. In particolare su questo punto, ha osservato Stanzione, "ci siamo trovati tutti d'accordo sul fatto che bisogna sviluppare un'adeguata pedagogia digitale che convinca e soprattutto spinga i minori ad utilizzare in maniera consapevole i computer e gli smartphone. Bisogna renderli edotti che affidare a questi dispositivi delle affermazioni vuol dire farle propagare nelle strade del web, non c'è oblio o deindicizzazione che possa cancellare questo elemento". "La vera realtà - ha aggiunto - è quella della relazionalità. Quella di Alexa, Siri, del metaverso non è la realtà vera". "Siamo nel mezzo di una transizione digitale che sta riguardando tutti i settori della Pubblica amministrazione, dalla sanità all'istruzione - ha poi sottolineato Cerrina Feron - Accompagniamo con continue interlocuzioni tutti i settori, è un processo complesso perché la transizione digitale tocca tutti i diritti e i doveri dei cittadini". Riguardo l'intelligenza artificiale, tema centrale del G7 Privacy e oramai della nostra vita quotidiana, la vice presidente del Garante per la protezione dei dati personali ha sottolineato come la tecnologia debba essere "un amplificatore dei diritti e delle libertà e non una fonte di nuove ingiustizie, diseguaglianze ed eccessive concentrazioni di potere pubblico o privato. La parola che è più circolata in questi giorni è un'IA 'trustworthy', affidabile. Su questo abbiamo trovato una larghissima convergenza", ha concluso. Stanzione ha poi ricordato il tema della protezione dei dati nell'Iot, l'internet delle cose, cioè gli oggetti connessi che abbiamo in casa come la tv o il frigo; della "massima cautela" nella videosorveglianza, nella diffusione dei dati biometrici e anche nella giustizia predittiva "perché il confine tra esigenza di sicurezza e rispetto della persona umana è estremamente labile". Nel difficile bilanciamento tra innovazione ed evoluzione dell'IA, Stanzione ha poi sottolineato che non c'è "nessun contrasto al progresso, che probabilmente bisognerà rendere un po' più flessibile la normativa specifica, sempre tenendo presente però il rigore della carta costituzionale". "In questa grandissima nuova frontiera dell'intelligenza artificiale - hanno concluso Stanzione e Cerrina Feroni - deve essere riconosciuto il ruolo, le competenze acquisite e l'indipendenza che le Autorità Privacy dovranno avere nella governance dell'IA, a prescindere dalle scelte politiche. Auspichiamo che i decisori politici potranno raccogliere queste preziose informazioni".
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