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ANSAcom - In collaborazione con Giffoni Film Festival
"Uno sguardo sul mondo paralimpico, che spesse volte ha avuto poco spazio e nel tempo ne sta acquistando sempre di più”. Così Raoul Bova parla de I Fantastici 5 - la serie di Alexis Sweet e Laszlo Barbo in otto puntate prodotta da Lux Vide che andrà prossimamente in onda su Canale 5 - che è stata presentata in chiusura del Giffoni Film Festival.
“Da giovane sognavo di fare lo sportivo poi per un incontro fortuito ho iniziato a fare l’attore e poi ho iniziato a studiare. Con questo progetto, il destino mi ha portato a fare quello che avrei voluto fare nella vita, l'allenatore, il coach, entrare nella mente dello sportivo.” dice Bova presentando la serie in cui interpreta un insegnante di atletica, un mental coach a cui si apre l’opportunità di lavorare in un prestigioso centro sportivo, per allenare quattro velocisti paralimpici.
Con lui sul palco quattro giovani attori che hanno preso parte alla serie: Vittorio Magazzù (Blanca, The Bad Guy) che veste i panni di Christian, capitano della squadra, sulla sedia a rotelle; Enea Barozzi (già visto in Fiori sopra l'inferno e prossimamente in Eppure Cadiamo Felici) che interpreta Elia, ragazzo con difficoltà neuronali legate al movimento; Fiorenza D'Antonio (È stata la mano di Dio, Il Commissario Ricciardi 2) che nella serie è Marzia, atleta non vedente, e Chiara Bordi, già vista nella serie tv Prisma, che nei Fantastici 5 è Laura, ragazza amputata a una gamba appena arrivata al centro ma dalle grandi potenzialità.
“Un onore lavorare con Raoul. Uno straordinario compagno di viaggio, avendo lavorato quattro mesi, in vari orari, sempre insieme. Ed è stato il collante di questo gruppo, da maestro di sport diventa maestro di vita. La serie ti fa rendere conto di quanto è pragmatica, senza retorica e vittimismo, perché una condizione di disabilità non toglie la dignità ad una persona” spiega Vittorio Magazzù. Emozioni e lacrime, quelle di Chiara Bordi dopo la visione del contributo video. “È un mondo inesplorato nel panorama televisivo, ossia quello dello sport paralimpico, che ha delle sue tecniche molto particolari. Quindi non vediamo l’ora che queste persone possano sentirsi rappresentate e comprese”.
ANSAcom - In collaborazione con Giffoni Film Festival
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