All'associazione aderiscono 430 comuni italiani. "E' drammatico per il futuro dei territori del vino italiano - prosegue Radica - constatare che riusciamo a raccogliere solo l'11% dell'acqua piovana a causa di una rete infrastrutturale non adeguata, mancanza di piccoli invasi e perdite idriche del 42%. Oltre agli investimenti già previsti per 3,9 miliardi di euro (di cui 2,9 mld dal Pnrr) per rendere efficienti, sicure e durature nel tempo le infrastrutture idriche; occorre investire in ricerca ed innovazione, valorizzando il ruolo dei vitigni 'antichi' resistenti alla siccità, ma anche sperimentarne di nuovi che siano resistenti e che abbiano bisogno di minore risorsa idrica. Sempre con una gestione intelligente dell'acqua".
"E' necessario programmare strategie sul breve e lungo periodo - sottolinea Città del Vino - facendo sinergia fra Comuni, Governo, Regioni, Università e centri di ricerca".
"L'emergenza idrica ha avuto nell'ultima vendemmia, in alcuni areali, risvolti estremi, per certi versi drammatici, e questo impone nuove strategie di gestione delle risorse idriche - aggiunge il presidente Radica -. Su questo tema i sindaci sono chiamati a svolgere un ruolo strategico attivando nuove iniziative. In molte aree sarebbero utili dei micro-invasi per una più regolare distribuzione nei periodi estivi; vanno anche attivate tutte le sinergie per il recupero delle acque reflue che non devono più essere considerate un problema ma una risorsa. Inoltre, i comuni possono favorire - compatibilmente con gli strumenti di pianificazione regionale - minore burocrazia e snellimento delle autorizzazioni nei casi in cui non c'è un chiaro impatto paesaggistico ed ambientale".
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