I parlamentari, riferisce una nota, "hanno risposto con collaborazione istituzionale e unità d'intenti per ottenere l'integrazione della normativa nazionale sul riuso delle acque depurate, così da poter impiegare i 10 milioni di metri cubi annui messi a disposizione da Gida per tutti gli scopi possibili oltre a quello industriale". Si è parlato di aspetti tecnici "utili affinché il recepimento a livello nazionale della normativa europea non precluda in alcun modo il riuso delle acque depurate dall'impianto pratese", al centro di un forte distretto industriale.
"Prato - sottolinea Biffoni - ha contribuito concretamente a redigere la normativa europea sull'economia circolare e in particolare sul riuso delle acque depurate. Oggi che questa viene recepita in Italia dobbiamo fare pressione sul ministero dell'Ambiente affinché le acque depurate nell'impianto di Gida possano essere utilizzate per scopi diversi da quello industriale". Come hanno spiegato il professor Borsacchi del Pin e l'ingegnere Daniele Daddi di Gida, l'attuale Dpr non tiene conto della qualità delle acque depurate ma del tipo di impianto da cui provengono, non contemplando il caso pratese, ovvero di un impianto misto come ha Gida che recepisce acque sia civili sia industriali.
I tecnici della società hanno inviato le osservazioni al ministero dell'Ambiente. "Come Gida siamo già pronti e disponibili a affinare sempre di più il livello di depurazione delle acque anche per consentirne un uso irriguo - ha spiegato il presidente Brogi -. Per fare questo è però necessario che la normativa nazionale preveda la possibilità per un impianto come il nostro di utilizzare questo patrimonio di acqua depurata. In questo momento siamo un caso unico in Italia, gli unici probabilmente già pronti a partire".
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