Sessanta anni fa, il 9 febbraio del
1963, cadeva il divieto all'accesso delle donne in magistratura
con l'approvazione della legge n. 66 che all'articolo 1 recita:
"La donna può accedere a tutte le cariche, professioni ed
impieghi pubblici, compresa la Magistratura, nei vari ruoli,
carriere e categorie, senza limitazione di mansioni e di
svolgimento della carriera, salvi i requisiti stabiliti dalla
legge". Un evento che la giunta dell'Associazione nazionale
magistrati richiama "nella consapevolezza che, anche
sessant'anni dopo la caduta di ogni divieto all'accesso delle
donne in magistratura, diritti e principi costituzionali vanno
tutelati e riaffermati ogni giorno".
Solo quindici anni dopo l'entrata in vigore della
Costituzione verrà bandito il primo concorso in magistratura
aperto alle donne. Era il 3 maggio del 1963 e furono otto le
donne risultate vincitrici, ricorda l'Anm, che rievoca anche il
clima infuocato che segnò durante i lavori dell'assemblea
costituente, nel 1946, il dibattito sulla parità di accesso alla
magistratura per uomini e donne era stato infuocato: "Con tutto
il rispetto per la capacità intellettiva della donna - disse
l'onorevole Molè - ho l'impressione che essa non sia indicata
per la difficile arte del giudicare. Questa richiede grande
equilibrio e alle volte l'equilibrio difetta per ragioni anche
fisiologiche".
L' Anm esprime "gratitudine" a "tutte le donne che,
dall'assemblea costituente alle aule parlamentari, nelle aule di
giustizia e nelle istituzioni, si batterono affinchè l'articolo
3 della Costituzione non restasse lettera morta ma garantisse
pari dignità sociale e uguaglianza di fronte alla legge a tutti
i cittadini senza distinzione di sesso, e a quelle colleghe che
furono pioniere nel cambiare e modernizzare sia il diritto che
la giurisdizione"
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