In contemporanea con
l'inaugurazione delle sedi Dia di Catanzaro e Brescia anche a
Bologna si è svolta una cerimonia per l'elevazione della sede da
sezione a centro operativo della Direzione investigativa
antimafia. Targa all'ingresso e taglio del nastro dal valore
altamente simbolico, alla presenza di tutte le istituzioni
cittadine, civili e militari, ma che per il territorio
significano qualcosa di molto concreto: ovvero più uomini e
mezzi per contrastare le mafie.
"E' un segnale di attenzione da parte della Dia - ha
sottolineato il responsabile del nuovo centro Dia, colonnello
Marco Marricchi - e con questa elevazione da sezione a centro
saremo sempre più al servizio delle Prefetture e della Procura.
In questa regione, come in altre del Nord, gli appetiti
economici sono importanti e lo Stato deve rispondere in maniera
adeguata". Per Lucia Musti, procuratore generale reggente di
Bologna, "avevamo bisogno come territorio di questo
riconoscimento. L'Emilia-Romagna come ho detto più volte è un
territorio di mafia, al pari di altri distretti di mafia". Un
progetto "che era in piedi da diversi mesi", ha ricordato il
procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato, "molto importante,
perché dimostra l'attenzione sulla prevenzione e
sull'investigazione legata alla criminalità organizzata, in un
contesto in cui anche per le indagini che abbiamo portato avanti
è indubbia l'infiltrazione delle mafie. Una infiltrazione che
oggi non è di tipo militare - ha sottolineato - paradossalmente
più facilmente contrastabile, ma di tipo economico e
imprenditoriale".
Il centro Dia di Bologna "è in parallelo all'arrivo dei
cinque miliardi del Pnrr per l'Emilia-Romagna - ha ricordato
invece il prefetto di Bologna, Attilio Visconti - quasi 1.200
euro per ogni cittadino, e avere un centro operativo che
irrobustisce il sistema di prevenzione antimafia è fondamentale.
Noi stiamo lavorando a una media di quasi quattro interdittive
antimafia al mese, quindi stiamo dando un impulso notevole a
questo fronte".
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