Parte dalla Toscana la battaglia
contro il dimensionamento scolastico e punta a coinvolgere altre
Regioni, non solo di centrosinistra.
La giunta regionale ha infatti approvato in questi giorni
una delibera che lascia invariato il numero degli istituti
presenti sul territorio regionale, attualmente 470, stoppando la
riduzione di 15 istituti scolastici prevista dal decreto
interministeriale del ministero dell'Istruzione e del Merito.
Resta aperta la possibilità di accorpamento solo in caso di
proposte provenienti dai territori stessi o di scorporo dei
plessi da un istituto scolastico ad un altro. "Con questa
delibera vogliamo ribadire la nostra contrarietà sia nel merito
sia nel metodo", spiegano il presidente della Regione Eugenio
Giani e l'assessore all'Istruzione Alessandra Nardini che
sottolineano: "Il governo impone tagli e poi scarica sulle
Regioni la responsabilità di attuarli". "Questa battaglia -
precisa Nardini - non può limitarsi alla Toscana e troverei
incredibile anche che si limitasse alle sole Regioni guidate dal
centrosinistra".
Oggi intanto i maggiori sindacati della scuola del Lazio
riferiscono di aver incontrato nelle ore scorse l'assessore alla
scuola della Regione il quale ha loro comunicato che per il
prossimo anno scolastico si perderanno nel Lazio 37 direzioni e
complessivamente nel triennio (24/25-25/26-26/27), ben 53.
"Questo vuol dire 37 dirigenti scolastici in meno e altrettanti
Dsga, nonché possibili ulteriori posti di personale docente e
Ata. L' applicazione pedissequa e meccanica della legge di
bilancio 2023, nella parte che investe l'allocazione
dell'offerta formativa sul territorio regionale, porterà gravi
conseguenze negative per la scuola laziale", affermano allarmati
i sindacati. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda chiedono anche alla
Regione Lazio di non dare applicazione al decreto del governo.
Anche l'Ugl scuola nazionale ha chiesto una deroga al
dimensionamento, almeno per alcuni territori, come la Campania.
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