Letteralmente significa 'adatto, adeguato' e rappresenta l'idoneità di un cibo a essere consumato dal popolo ebraico secondo le regole alimentari stabilite nella Torah. E' la tradizionale definizione di 'KOSHER', ma che tuttavia al giorno d'oggi va oltre l'aspetto religioso. Acquistare cibo Kosher, o mangiare kosher, è infatti diventato una tendenza, uno stile di vita all'insegna di una percezione che tali prodotti siano più sani. I prodotti kosher non sono più una prerogativa solo ebraica ma hanno anche invaso il mercato dei consumatori in generale.
A New York si tengono le due più importanti fiere al mondo dedicate al mondo kosher, una trade, Kosherfest, e l'altra consumer, KFWE (Kosher food and wine experience). Quest'ultima in programma il 6 febbraio al Chelsea Piers. E' la 17/a edizione e vede protagonisti centinaia tra chef, ristoranti, vini.
Appuntamento sold out che viene replicato anche a Los Angeles. La fiera, la più grande degli Stati Uniti, è organizzata da 'Royal Wine Corp, grande produttore e importatore al mondo di vini e superalcolici kosher, come confermato all'ANSA da un portavoce dell'azienda. Secondo dati forniti da Lubicom Marketing Consulting, ente organizzatore di 'Kosherfest', nel 2022 negli Stati Uniti i prodotti kosher hanno conquistato 12,3 milioni di consumatori per un mercato che vale 12,5 miliardi di dollari.
"Sempre più persone acquistano prodotti kosher - ha spiegato all'ANSA Menachem Lubinsky, amministratore delegato di Lubicom Marketing Consulting -. L'industria sta producendo buoni prodotti che piacciano al mercato generale (non solo ebraico, ndr). C'è la percezione che il kosher sia più sano in quanto non usa tanti grassi animali e molti prodotti sono senza glutine.
Inoltre è anche più disponile nei negozi rispetto al passato".
"Kosher - specifica - non vuol dire che il cibo sia benedetto da un rabbino, piuttosto che non vengono mischiate carni e latte, non si fa uso di derivati del maiale, e la presenza di un rabbino serve a far rispettare certi standard i quali danno poi accesso alla certificazione". Lubinsky ha inoltre detto che a guidare la spinta ha contribuito anche la crescita della popolazione musulmana negli Stati Uniti. Nel mondo arabo, l'equivalente di kosher è HALAL, quindi per gli islamici residenti in altri paesi la certificazione kosher facilita la scelta dei prodotti da acquistare secondo i dettami religiosi.
Per quanto riguarda il vino e gli alcolici, al pari dei prodotti da circa un ventennio sono in aumento i produttori di vino kosher. Lo conferma all'ANSA Jay Buchsbaum, Executive VP Marketing and Director of Wine Education di Royal Wine Corp, ente appunto organizzatore del KFWE. "Non c'è differenza a livello di gusto tra un vino kosher e non - ha spiegato -. ed è una leggenda metropolitana che un vino diventa kosher dopo la benedizione di un rabbino. Non è esatto.
Per essere kosher un vino deve essere rispondere a criteri di purezza sotto stretta supervisione, dal momento in cui le uve entrano nella cantina al momento dell'imbottigliamento. Ogni ingrediente usato deve inoltre essere kosher. Sottolineo inoltre che alcune delle aziende vitivinicole più rinomate al mondo di paesi come l'Italia, la Spagna, la Francia producono serie speciali di vino kosher. Anche il moscato più popolare negli Stati Uniti è un vino kosher, è prodotto dall'azienda piemontese 'Bartenura', e la loro famosa bottiglia blu ogni anno vende oltre 5 milioni di bottiglie".
Ancora secondo i dati più recenti di Lubicom Marketing Consulting, in Usa sono 280mila i prodotti certificati kosher mentre le aziende produttrici sono arrivate a 11 mila e 400.
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