Dallo Sbrando in Piemonte alla Pizzica salentina in Puglia, passando per il Ballo della Cordella in Sicilia, in Italia è impossibile tenere fermi i piedi e non lasciarsi travolgere dalle danze popolari, parte integrante della cultura del nostro Paese. In occasione della Giornata Internazionale della Danza, che si celebra il 29 aprile in onore del coreografo e creatore del balletto moderno Jean-Georges Noverre, ecco da Campeggi.com, un itinerario alla scoperta delle danze folkloristiche tipiche italiane. Un modo per conoscere a ritmo di musica alcuni dei balli che, di generazione in generazione, hanno fatto divertire intere comunità.
In Piemonte per ballare lo Sbrando, l’antica danza delle Langhe
Nelle Langhe piemontesi esiste un ballo da svolgere in cerchio, a mani unite, molto vivace e caratterizzato da numerose varianti coreografiche: è lo Sbrando. Nota anche come Brando, questa danza sembra essere originaria del Roero, dove viene ballata soprattutto in occasione delle feste popolari — come quella dei coscritti (tirè) o del Piantar Maggio —, durante le quali si utilizza per coinvolgere l’intera comunità. Eredità del Medioevo, quando era in uso come danza di corte, lo Sbrando spesso si trasforma in una gara di resistenza tra i danzatori, incitati dalla crescente e accelerata frenesia della musica.
In Emilia-Romagna si danza “chinati”
La tradizione della Polka chinata, riportata in auge recentemente, è un ballo bolognese dei primi anni del Novecento che viene praticato tradizionalmente solo da uomini: un tempo, infatti, la danza era esclusivamente appannaggio maschile. Figura iconica di questo ballo — nato come fenomeno folkloristico legato alla migrazione della popolazione dalla campagna alla città — è il frullone, un passaggio che vede due danzatori abbracciati e soprattutto chinati girare su loro stessi al massimo della velocità possibile.
In Toscana il corteggiamento segue il ritmo del Trescone
Il Trescone è un’antica danza citata nelle opere di Dante, Boccaccio e Collodi e si tratta di un ballo toscano di origine medievale la cui etimologia è controversa: il termine, infatti, potrebbe derivare dalle parole di origine germanica thriskan (battere) o dresken (trebbiare), in riferimento al movimento dei piedi eseguito durante il ballo che ricorda come i contadini separavano i chicchi dalle spighe di grano. Oggi viene eseguito solo in particolari occasioni e durante feste come l’Epifania e il Carnevale e ne rimane la parte più pantomimica, ballata in coppia o in piccoli gruppi e caratterizzata dal continuo scambio della dama, come in un vero e proprio corteggiamento.
Direttamente dall’antica Roma, la tradizione del Saltarello
Il paese di Amatrice, nell’alto Lazio, non solo ha donato al mondo una tra le più celebri tradizioni gastronomiche, ma è anche culla di un’antichissima danza che affonda le radici nella cultura pagana: il Saltarello. Il ballo, che sembra mettere in scena un corteggiamento e viene eseguito in coppia guardandosi negli occhi, prende il nome da saltatio, la danza più diffusa nella Roma Antica, che vanta una prima trascrizione musicale risalente al Trecento, custodita dal British Museum di Londra. A oggi sono molti i giovani che hanno recuperato questa tradizione, tanto che l’organetto, strumento principe di questa danza, rientra tra le materie del Conservatorio.
La Pizzica che fa ballare il Salento (e non solo)
Il ritmo concitato, la pelle del tamburello che scandisce la terzina, le voci tese e gli stornelli alla stisa: dal Salento arriva la Pizzica pizzica (o semplicemente Pizzica), un ballo ludico che appartiene alla famiglia delle tarantelle. La melodia riprende quella della Taranta (o Pizzica Tarantata) che veniva anticamente eseguita con lo scopo di “guarire” le donne da una patologia che si credeva causata dal morso di un ragno (taranta o tarantola). Oggi, nonostante il rito con funzione terapeutica si sia perso, ne è rimasta la traccia ludica: ogni anno, specialmente in estate, il Salento si riempie infatti di musica, dando una nuova veste a questa tradizione anche grazie a rassegne come la Notte della Taranta, che richiama migliaia di persone da tutta Italia (e non solo) e che unisce il ritmo della Pizzica a quello della musica contemporanea.
Il Ballo della Cordella, l’inno alla Natura di Petralia Sottana
Nato come rito pagano propiziatorio e come ringraziamento alla Natura, con l’avvento del Cristianesimo il Ballo della Cordella, tipico di Petralia Sottana (Palermo), si trasformò in una danza in onore della Vergine e, in particolare, della Madonna dell’Alto, celebrata la domenica successiva al 15 agosto. Il ballo viene eseguito da 12 coppie (una per ogni mese dell’anno) che si dispongono intorno a una pertica alta circa 2 metri, sormontata da spighe di grano e decorata con “cordelle” di diversi colori. Una volta in posizione, i ballerini prendono i nastri e iniziano a danzare intrecciandoli gli uni con gli altri: i movimenti ricordano quelli dei lavori nei campi (dalla semina al raccolto), mentre gli intrecci vogliono simboleggiare le costellazioni che ruotano intorno al sole e il variare delle stagioni.
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