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Mangiare in compagnia fa bene e riduce lo stress

Mangiare in compagnia fa bene e riduce lo stress

Due studi lo dimostrano. 'Aumenta il benessere psicologico e la longevità'

MILANO, 03 giugno 2024, 17:41

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

Mangiare in compagnia fa bene alla salute, riduce lo stress e rafforza i legami familiari. È quanto emerge da due recenti studi che sono stati presentati a Milano in occasione del nuovo appuntamento del ciclo di incontri 'Let's Talk About Food & Science' promosso dal Gruppo Barilla.
    Una delle ricerche, realizzata dall'Università del Minnesota e pubblicata sulla rivista 'Family, System and Health', ha evidenziato in particolare che chi mangia più spesso in compagnia dichiara di essere meno stressato - specie tedeschi e italiani - e, a fine pasto, di avere un umore migliore per il resto della giornata, soprattutto americani e tedeschi. Inoltre, sono state riscontrate correlazioni positive significative tra la frequenza dei pasti condivisi e il rafforzamento dei legami sociali.
    Le tavole, secondo quanto emerge dallo studio, sono sempre più digitali: il 20% degli italiani condivide sui social media foto del pasto, tanto quanto gli americani e più spesso dei tedeschi, un'abitudine tollerata dai commensali purché non ci si intrattenga in videocall o telefonate. Un'ulteriore riprova della correlazione positiva tra convivialità e una inferiore prevalenza di malattie cronico-degenerative, e maggiore benessere psicologico e longevità arriva dalla seconda ricerca, italiana, realizzata dalla nutrizionista dell'Università di Bari Elisabetta Bernardi e il professore associato di Nutrizione umana dell'Università di Padova Francesco Visioli e pubblicata sulla rivista 'Nutrition Research', secondo la quale l'analisi delle risposte infiammatorie, dei livelli di pressione sanguigna, della frequenza cardiaca e dei livelli di cortisolo evidenziano una relazione diretta tra felicità, salute e longevità, seppur i meccanismi che regolano una tale relazione non siano ancora del tutto chiari. Dei due studi hanno parlato nei giorni scorsi Elisabetta Bernardi, Francesco Visioli e Vincenzo Russo, professore ordinario di Psicologia dei consumi e neuromarketing dell'Università Iulm. 
   

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