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A Milano arriva il tram per sensibilizzare sull'epatite C

A Milano arriva il tram per sensibilizzare sull'epatite C

Ricerca, 'solo il 20% degli italiani conosce bene la malattia'

MILANO, 05 giugno 2024, 14:46

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Il 'Tram della sensibilizzazione', per diffondere conoscenza sull'epatite C e invitare i cittadini a sottoporsi al test di screening, inaugura oggi il suo viaggio per le vie di Milano nell'ambito della campagna 'Epatite C.
    Mettiamoci un punto' promossa da Gilead Sciences. A quanto emerge da un'indagine realizzata a AstraRicerche per la società biofarmaceutica, soltanto il 20% degli italiani dichiara di conoscere bene la patologia e appena 4 su 10 sanno che oggi l'epatite C si può curare. Sempre stando alla ricerca, inoltre, la propensione a fare il test aumenta esponenzialmente quando le persone vengono informate correttamente, passando dal 29,6% al 45,5%. La campagna, supportata anche da uno spot radiofonico, dal coinvolgimento di influencer e da un sito per conoscere la malattia e le sue modalità di trasmissione, si inserisce in un più ampio contesto di lotta alle epatiti, con la volontà di contribuire al raggiungimento dell'obiettivo Oms di eradicazione del virus Hcv entro il 2030.
    Come fa sapere Gilead, la malattia si trasmette principalmente attraverso il contatto con sangue infetto, e quindi con la condivisione di oggetti per la cura personale come rasoi, spazzolini da denti, strumenti per la manicure o pedicure, lo scambio di aghi o siringhe, l'esecuzione di tatuaggi o piercing con aghi non sterili. Stando alla ricerca, però, solo 1 su 10 ritiene di essere un soggetto potenzialmente a rischio epatite C. Una falsa percezione che si rispecchia nella convinzione che a rischio epatite C siano solo specifici gruppi di persone: gli intervistati mettono al primo posto i tossicodipendenti per via iniettiva (46,3%), in seconda posizione, le persone che si sono sottoposte a trasfusione o trapianto d'organo (42,90%), al terzo gli alcolisti (30,57%).
    Solo 2 italiani su 10 associano tatuaggi (24,8%) e piercing (23,5%) al rischio epatite C. Quota che diminuisce drasticamente per le pratiche estetiche (13,6%).
   

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