Enormi pneumatici usati sui quali
sono stati intagliati finestroni ricurvi che trasformano la
gomma in un piccolo Colosseo, oli esausti utilizzati per
"dipingere" tele. Nelle opere di Paolo Canevari la discarica
risorge alla vita e lancia un monito al mondo contro il
consumismo, l'inquinamento, la finitezza che si intravvede del
pianeta. Sono alcuni dei lavori esposti dall'artista romano
nell'ambito della rassegna "La sottile linea d'Umbria" che
proseguirà fino al 6 ottobre in 13 siti affidati alla Direzione
Regionale Musei Umbria, con la Galleria Nazionale dell'Umbria,
perché l'arte contemporanea faccia conoscere realtà culturali e
promuova il territorio umbro.
Se in passato la regione era stata scelta da artisti come
Alighiero Boetti, Sol LeWitt, Piero Dorazio, Beverly Pepper,
contaminati con artisti umbri come Alberto Burri e Gerardo
Dottori, la rassegna di oggi - in cui ciascuna
installazione/performance è legata a eventi e iniziative con le
realtà locali - ospita, oltre a Canevari che espone nell'Area
archeologica di Carsulae di Terni, una mostra di Mario Merz,
(Rocca Albornoziana, Spoleto), lavori di Gianni Dessì (Museo
archeologico di Perugia), di Marco Tirelli (Tempietto sul
Clitunno a Campello sul Clitunno).
In Canevari non c'è soltanto la rilettura di un copertone
Goodyear ma dello stesso marchio, dove una grande insegna con i
tipici caratteri della multinazionale, privata di una "o"
diventa un richiamo all'Anno del Signore: "Go dyear". L'urgenza
per l'artista non è l'afflato religioso ma la sperimentazione
che "faccia pensare, che risvegli le coscienze".
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