(di Laura Valentini)
A distanza di oltre 120 anni dalla
sua pubblicazione, il romanzo di Sibilla Aleramo 'Una donna' è
ancora un testo che fa riflettere sulla condizione delle donne
nel lavoro, nell'identificazione della propria personalità, nel
rapporto con gli altri. Anche per questo il testo è stato scelto
come base del lavoro di un collettivo fotografico al femminile,
'Con gli occhi delle donne', che da oggi e fino al 17 aprile lo
presenta al pubblico a Roma, negli spazi della Fondazione
Primoli, con il titolo 'Una donna. Riflessioni fotografiche
intorno al romanzo autobiografico di Sibilla Aleramo'.
Scrittrice, poetessa e giornalista, una delle figure centrali
della letteratura italiana del primo Novecento, Aleramo pur nata
ad Alessandria è cresciuta a Civitanova Marche, dove si
trasferiì il padre per dirigere uno stabilimento industriale. E
proprio a Osimo (provincia di Ancona) è nato il collettivo
fotografico di donne autrice del progetto, all'interno del
circolo Mario Giacomelli. "Siamo felici e onorate di poter
presentare la nostra mostra a Roma" spiega la curatrice
Francesca Tilio che ha proposto alle socie del collettivo
fotografico di lavorare avendo come punto di partenza la lettura
del romanzo di Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio
(detta Rina) che nel libro uscito nel 1906 dipinge la condizione
femminile in Italia a cavallo fra il XIX ed il XX secolo.
"Ho scoperto che Sibilla aveva vissuto a lungo nelle Marche e
lavorato per il giornale osimano; dopo un incontro iniziale
tutte hanno letto il romanzo, chi più agevolmente chi con
maggiore fatica visto che è un testo di oltre un secolo fa.
Ognuna si è messa al lavoro per cercare punti di contatto con il
romanzo e nello stesso tempo ha portato una storia di sé, del
suo vissuto".
Le foto della mostra, opera di 21 autrici, sono state stampate
su tessuti leggeri come lenzuola e attaccate a dei fili quasi
come panni stesi: "l'impressione - afferma Tilio - è quella di
entrare in un cortile con delle lenzuola stese ad asciugare,
come a far prendere aria alle immagini, a dare loro leggerezza:
ognuna ha un 'lenzuolo' che puo' contenere una o più foto. A
parte vi sono delle schede che riassumono quello che le
fotografie vogliono raccontare". Ci sono ragazze giovani,
figlie, ritratte nel loro posti di lavoro, madri ormai anziane,
volti di donne italiane e di altri paesi, monache tibetane, e
anche oggetti: una foto ritrae una pinza con delle perline e una
collanina quasi ultimata. "Non ho molti ricordi della mia
infanzia" spiega Marisa, ma guardando una vecchia foto si è
rivista a 7-8 anni con mamma e fratelli a infilare perline. "La
mamma si era procurata questo lavoro perché in casa i soldi non
bastavano mai". Ma il babbo non doveva sapere perché non voleva
che la mamma lavorasse, doveva badare alla casa e ai figli. Ecco
l'anziana madre che (parzialmente) si guarda allo specchio: "Una
donna allo specchio che sembra una confessione, i ricordi chiusi
dietro un velo di malinconia: avrà mai sognato - si chiede Mirta
- di fuggire via?".
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