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La mostra al femminile a partire dal romanzo Una vita di Aleramo

La mostra al femminile a partire dal romanzo Una vita di Aleramo

alla Fondazione Primoli il collettivo Con gli occhi delle donne

ROMA, 28 marzo 2025, 17:23

Redazione ANSA

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(di Laura Valentini) A distanza di oltre 120 anni dalla sua pubblicazione, il romanzo di Sibilla Aleramo 'Una donna' è ancora un testo che fa riflettere sulla condizione delle donne nel lavoro, nell'identificazione della propria personalità, nel rapporto con gli altri. Anche per questo il testo è stato scelto come base del lavoro di un collettivo fotografico al femminile, 'Con gli occhi delle donne', che da oggi e fino al 17 aprile lo presenta al pubblico a Roma, negli spazi della Fondazione Primoli, con il titolo 'Una donna. Riflessioni fotografiche intorno al romanzo autobiografico di Sibilla Aleramo'.
    Scrittrice, poetessa e giornalista, una delle figure centrali della letteratura italiana del primo Novecento, Aleramo pur nata ad Alessandria è cresciuta a Civitanova Marche, dove si trasferiì il padre per dirigere uno stabilimento industriale. E proprio a Osimo (provincia di Ancona) è nato il collettivo fotografico di donne autrice del progetto, all'interno del circolo Mario Giacomelli. "Siamo felici e onorate di poter presentare la nostra mostra a Roma" spiega la curatrice Francesca Tilio che ha proposto alle socie del collettivo fotografico di lavorare avendo come punto di partenza la lettura del romanzo di Aleramo, pseudonimo di Marta Felicina Faccio (detta Rina) che nel libro uscito nel 1906 dipinge la condizione femminile in Italia a cavallo fra il XIX ed il XX secolo.
    "Ho scoperto che Sibilla aveva vissuto a lungo nelle Marche e lavorato per il giornale osimano; dopo un incontro iniziale tutte hanno letto il romanzo, chi più agevolmente chi con maggiore fatica visto che è un testo di oltre un secolo fa.
    Ognuna si è messa al lavoro per cercare punti di contatto con il romanzo e nello stesso tempo ha portato una storia di sé, del suo vissuto".
    Le foto della mostra, opera di 21 autrici, sono state stampate su tessuti leggeri come lenzuola e attaccate a dei fili quasi come panni stesi: "l'impressione - afferma Tilio - è quella di entrare in un cortile con delle lenzuola stese ad asciugare, come a far prendere aria alle immagini, a dare loro leggerezza: ognuna ha un 'lenzuolo' che puo' contenere una o più foto. A parte vi sono delle schede che riassumono quello che le fotografie vogliono raccontare". Ci sono ragazze giovani, figlie, ritratte nel loro posti di lavoro, madri ormai anziane, volti di donne italiane e di altri paesi, monache tibetane, e anche oggetti: una foto ritrae una pinza con delle perline e una collanina quasi ultimata. "Non ho molti ricordi della mia infanzia" spiega Marisa, ma guardando una vecchia foto si è rivista a 7-8 anni con mamma e fratelli a infilare perline. "La mamma si era procurata questo lavoro perché in casa i soldi non bastavano mai". Ma il babbo non doveva sapere perché non voleva che la mamma lavorasse, doveva badare alla casa e ai figli. Ecco l'anziana madre che (parzialmente) si guarda allo specchio: "Una donna allo specchio che sembra una confessione, i ricordi chiusi dietro un velo di malinconia: avrà mai sognato - si chiede Mirta - di fuggire via?".
   

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