(di Michele Cassano)
Scatoloni pronti, ma soprattutto
grandi buste di plastica piene di foto, libri, documenti,
oggetti raccolti dalla scrivania negli ultimi frenetici giorni.
Un ultimo sguardo ai corridoi infiniti, tutti uguali, con decine
di porte ai lati. Un ultimo pranzo alla mensa all'ottavo piano,
i cui prezzi sono stati nel tempo al centro di inchieste e
interrogazioni, e un caffè al bar, custode di mille
pettegolezzi. Un giro al pian terreno con la Sala degli Arazzi,
la corte con il giardino all'italiana, le decorazioni del
controsoffitto metallico. Poi, via verso le grandi vetrate
dell'entrata, il cortile all'ingresso che ospita il Cavallo
morente, simbolo della tv pubblica, e i cancelli, in genere solo
leggermente aperti, anche per segnare un distacco dal viale
spesso teatro di proteste e manifestazioni.
Sessant'anni dopo l'inaugurazione chiude i battenti da
febbraio il palazzo della Rai di Viale Mazzini, scenario di
trattative, contese, ascese e cadute, che hanno da sempre
mobilitato la politica. Lo farà temporaneamente, per cinque anni
si ritiene, per la disperazione degli esercizi commerciali della
zona, a partire dallo storico bar Vanni, che già con il Covid
avevano visto scendere i fatturati e ora temono il collasso.
Dopo il trasloco, partiranno i lavori di ristrutturazione e
bonifica dall'amianto, attesi per anni e finalmente messi in
cantiere con l'ultimo piano immobiliare, prima
dell'accelerazione dovuta alla perdita di acqua dello scorso
novembre che ha portato i livelli oltre le soglia d'allarme. Ora
il palazzo verrà completamente svuotato internamente e
ricostruito, a partire dagli impianti che nessuno osava toccare
per la pericolosità dell'operazione. Resterà in piedi solo la
struttura in acciaio che fu una grande innovazione
architettonica della Roma degli anni '60.
Fu l'architetto Francesco Berarducci, allievo di Pier Luigi
Nervi, a progettarla, dopo aver dato vita nel 1957, a soli 33
anni, al centro di produzione di via Teulada. Erano passati
pochi anni dalla nascita ufficiale della tv in Italia, quando si
rese necessario un nuovo edificio per ospitare la direzione
generale. Nacque così a Viale Mazzini, nel contesto di un
quartiere risorgimentale come Prati, del tutto differente,
questa grande e inconfondibile scatola circondata da vetri
riflettenti, la cui trasparenza pare abbia consentito di
scoprire inciuci e, almeno così racconta la leggenda, a un bravo
fotografo munito di teleobiettivo di immortalare anche una
liaison clandestina.
Una struttura totalmente flessibile, tanto che spostando i
divisori era possibile allargare o restringere gli uffici, come
immortalato nel film 'La terrazza' di Ettore Scola in cui un
dirigente Rai vedeva cambiare le dimensioni della sua stanza a
seconda delle sue diverse fortune politiche. Un racconto non
così lontano dalle cronache sui movimenti che avvenivano al
mitologico settimo piano ad ogni cambio di cda. Lì, qualche anno
fa, un dirigente che aveva raggiunto l'età pensionabile si
asserragliò nel suo ufficio e decise di lasciarlo solo quando fu
adattata per lui un'altra stanza con tanto di targa sulla porta.
L'edificio fu reso ancor più unico quando, nel '66, venne
posata all'ingresso la scultura del cavallo realizzata da
Francesco Messina, che potrebbe essere temporaneamente spostata
per consentire i lavori. Se ne saprà di più nei prossimi mesi,
perché ci vorrà un po' prima che inizi il restauro. I 1300
dipendenti orfani di Viale Mazzini lavoreranno in larga parte in
smart working, fino a quando le nuove destinazioni non saranno
pronte. Per gestire il passaggio è stata istituita una task
force, preseduta dal dg Roberto Sergio. Bisognerà spostare tutti
i mobili nella sede di via Alessandro Severo, a Roma Sud, dove
troveranno posto dopo l'estate tutti gli amministrativi e i
membri del consiglio di amministrazione, che prima di allora si
riuniranno a via Asiago. Lì, nella sede storica dedicata alla
radiofonia, resterà un ufficio di rappresentanza per gestire i
rapporti con gli artisti. La parte editoriale, cioè le direzioni
di genere, finiranno, invece, a via Teulada, nei locali lasciati
liberi dai dipendenti di Rai Way che si sposteranno nell'ex sede
del Messaggero di viale Castrense.
Tra qualche anno poi rientro a Viale Mazzini, che, come
sottolineato dall'Ad Giampaolo Rossi e dal dg nell'ultimo cda,
rimarrà la sede centrale Rai a testimonianza della continuità di
un'azienda che vuole andare avanti.
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