(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 04 MAR - Il capo chino in preghiera e la parola "vergogna" pronunciata in più occasioni: è l'immagine che racchiude il dolore di Papa Francesco che in questi dieci anni ha posto tra le sue priorità la lotta alla pedofilia e agli abusi che per decenni hanno devastato la Chiesa cattolica, incrinando la sua credibilità tra i fedeli. In molti dei suoi viaggi ha incontrato le vittime ma lo ha fatto anche in Vaticano e nel 2019 ha convocato uno storico summit con i capi delle conferenze episcopali e i responsabili degli ordini religiosi di tutto il mondo. "E' giunta l'ora di collaborare insieme per sradicare tale brutalità dal corpo della nostra umanità, adottando tutte le misure necessarie già in vigore a livello internazionale e a livello ecclesiale", disse a conclusione di quell'incontro in Vaticano.
A scuotere il Papa i racconti delle vittime alle quali ha aperto le porte della sua casa a Santa Marta. Racconti che portarono alle dimissioni in massa nella conferenza episcopale cilena o che hanno spinto a cammini di conversione altre episcopati, da quello irlandese a quello francese.
Ma la "tolleranza zero", in continuità con il cammino che era stato intrapreso da Benedetto XVI, si esprime soprattutto nei provvedimenti che cambiano radicalmente il modo di procedere per questi casi diffusi nella Chiesa. Nel 2014 istituisce una commissione, all'interno della Congregazione per la Dottrina della Fede, per velocizzare l'esame delle denunce nei confronti di religiosi, evitando l'accumularsi di cause non esaminate. Nel 2016 rafforza le norme che prevedono la rimozione dei vescovi precisando che tra le "cause gravi" è compresa "la negligenza dei vescovi nell'esercizio del loro ufficio, in particolare relativamente ai casi di abusi sessuali compiuti su minori ed adulti vulnerabili".
Nel 2019 - appena un mese dopo il summit in Vaticano con i vescovi di tutto il mondo - con un Motu proprio Papa Francesco rafforza le norme "per prevenire e contrastare gli abusi contro i minori e le persone vulnerabili" nell'ambito della Curia romana e nello Stato della Città del Vaticano. Affida agli organi giudiziari vaticani la giurisdizione penale su questi reati, viene istituito, tra l'altro, l'obbligo di denuncia penale, nonché si dispone che "venga rimosso dai suoi incarichi il condannato per aver abusato di un minore o di una persona vulnerabile".
E poi la stretta continua con altri provvedimenti, dall'abolizione del segreto pontificio per questi casi all'allungamento della prescrizione a vent'anni e computata dal momento in cui la vittima ha compiuto i 18 anni di età.
Ci sono anche le singole decisioni sui porporati che si sono macchiati di questi delitti: la più eclatante è quella nei confronto del potente cardinale americano, Theodore McCarrick, che nel 2019 viene ridotto allo stato laicale.
Infine il rapporto continuo con le vittime. Tra queste lo scrittore cileno Juan Carlos Cruz che il Papa ha chiamato a far parte della Commissione vaticana per la lotta agli abusi.
(ANSA).