(di Manuela Tulli)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 07 FEB - La cattedrale è venuta
giù e anche parte degli altri locali sono inagibili. E poi manca
tutto al vicariato apostolico dell'Anatolia, a Iskenderun, ma le
porte sono aperte per aiutare gli altri con quel poco che è
rimasto a disposizione. Il terremoto aggrava "una situazione che
era già difficile per i rifugiati, per la maggior parte siriani,
e tanta povera gente", dice mons. Paolo Bizzeti, vicario
apostolico dell'Anatolia. A Iskenderun "la situazione è
terribile, anche un ospedale è andato distrutto". Al vicariato
"grazie a Dio sono tutti vivi ma non hanno elettricità, sono
isolati e solo in qualche raro momento riescono a collegarsi",
dice il vicario del Papa in Anatolia che al momento del sisma
era in Italia. "E ora mi dicono resta lì, ci sei più utile lì e
abbiamo una bocca in meno da sfamare. Manca l'acqua e potrebbe
scoppiare un gigantesco problema sanitario". Caritas ha già
preparato un piano di aiuti, "abbiamo bisogno di risorse, di
offerte, dell'aiuto di tutti perché, nelle prossime settimane,
quando la notizia del terremoto non sarà più la breaking news,
cominceranno le vere difficoltà".
Sul posto è rimasto il numero due del vicariato, il gesuita
turco Antuan Ilgit: "Avremo urgente bisogno di acqua e cibo, sia
per noi ma soprattutto per consegnarlo a chi ne ha bisogno. Non
abbiamo acqua potabile, consumiamo i nostri alimenti dal
congelatore e dai frigoriferi, ma o si deterioreranno o si
esauriranno", scrive sui social. "Le scosse continuano, ci
arrivano notizie brutte dei vicini e parenti dei nostri
parrocchiani. C'è un grande incendio in corso presso il porto
della città - riferiva questa mattina su Facebook - che provoca
fumo intenso sopra di noi. Le strade sono piene d'acqua del mare
e di sabbia". A Iskenderun, il centro della Chiesa cattolica in
Anatolia, in queste ore attendono tir da Smirne, per ricevere
cibo e acqua "ma francamente anche sugli aiuti promessi -
riferisce padre Antuan - c'è troppa confusione".
"Stiamo cercando di ospitare un gruppo di persone, cattolici,
ortodossi, armeni e musulmani. Condividiamo quello che abbiamo
per oggi e forse ancora per domani, siamo tutti nel refettorio
che è il luogo più agibile dove abbiamo anche celebrato la
messa! Ho portato l'immagine della Madonna dalla Cattedrale,
questa immagine sarà la nostra forza è con lei affronteremo
tutto", dice ancora il gesuita turco chiedendo di aiutare anche
"l'amata Siria".
Sulla situazione delle altre piccole comunità cattoliche
della regione, mons. Bizzeti riferisce: di Antiochia, dove c'è
la casa dei cappuccini, "non ho notizie dirette ma mi risulta
che stanno bene, la loro casa è danneggiata ma meno rispetto ai
crolli che ci sono stati nella città. Il problema è che
Antiochia è ancora più isolata" rispetto alla possibilità di
ricevere aiuti immediati. A Tarso ci sono due monaci: "Non
abbiamo notizie negative e quindi speriamo sia tutto
tranquillo". Un'altra comunità cattolica è a Mersin: "La gente è
molto impaurita e sono tutti radunati nella parrocchia". (ANSA).