(ANSA) - ROMA, 22 MAR - Il pellegrinaggio non è solo un
viaggio della fede ma è anche una occasione di dialogo per
gettare ponti si pace. Con questo spirito in Egitto si punta a
rilanciare il Cammino della Sacra Famiglia. Sul tema si è tenuto
nei giorni scorsi a Roma un evento promosso dall'Associazione
Bambino Gesù del Cairo, la Fondazione della Fratellanza Umana
Egiziana, l'Ambasciata d'Egitto presso la Santa Sede, il
Pontificio Istituto Orientale e l'Associazione Internazionale
Karol Wojtyla, in collaborazione con la Chiesa Copto-ortodossa
d'Europa.
"Valorizzare questi siti, nel quadro di un turismo
consapevole e spirituale, è ora possibile non solo in quanto
sono finite le limitazioni imposte dalla pandemia, ma anche in
quanto essi sono stati inseriti, da parte dell'Unesco, nel
patrimonio comune dell'umanità", sottolinea l'Associazione
Bambino Gesù del Cairo, presieduta da mons. Yoannis Lahzi Gaid,
che è stato anche segretario di Papa Francesco.
"Il turismo religioso è una delle forze motrici che spinge
persone di diversa estrazione e cultura a dialogare e a
ritrovarsi intorno ad una causa comune: l'ammirazione e la
protezione per una eredità e un patrimonio universale di natura
tangibile e non tangibile", ha detto Said El Batouty,
consigliere dell'Organizzazione mondiale del turismo, durante il
convegno, svoltosi a Roma presso il Pontificio Istituto
Orientale, intitolato "Il viaggio della Sacra Famiglia in
Egitto: storia, testimonianze e progetti". L'evento è stato
sponsorizzato dalle autorità egiziane che intendono rendere
fruibile ai pellegrinaggi internazionali i luoghi che hanno
visto, secondo la tradizione, Maria, Giuseppe e Gesù Bambino, in
fuga da Erode.
Sono 25 i luoghi toccati, nell'arco di tre anni, dalla Sacra
Famiglia durante la fuga in Egitto, secondo la tradizione
cristiana. L'itinerario è lungo circa 3500 chilometri e
attraversa 11 governatorati egiziani. Secondo El Batouty "oggi
soffriamo la mancanza di tolleranza e di mutua comprensione "per
questo viaggiare nei luoghi religiosi è un elemento essenziale
della storia e della cultura dell'umanità".
"Il progetto del viaggio della Sacra Famiglia in Egitto - ha
detto nel suo intervento Anba Barnaba, vescovo dei
copto-ortodossi di Roma, secondo quanto riferisce l'agenzia Sir
- è un'opportunità di dialogo tra generazioni di migranti, in
particolare egiziani, non solo copti, che vivono in Europa con
la loro madrepatria. Non possiamo ignorare il fatto che il
dialogo tra i diversi gruppi religiosi, culturali e sociali può
aiutare i nostri figli a vivere in una società più serena". Ai
lavori hanno partecipato anche Mohsen El Mokadem e Adriana
Sigilli, direttori generali rispettivamente di Prime Tours, tour
operator egiziano, e di Diòmira Travel tour operator italiano.
(ANSA).