Il record del Cpr più costoso
d'Italia va a quello di Torino. E' quanto si ricava dal report
"Trattenuti - Una radiografia del sistema detentivo per
stranieri" di Action Aid e Dipartimento di scienze politiche
dell'Università di Bari. La struttura è stata chiusa nel marzo
del 2023 dopo una serie di rivolte, ma per l'intera durata
dell'anno "è costato oltre 3 milioni e 400mila euro". Denaro che
è stato impiegato, secondo gli estensori del rapporto,
"principalmente per l'affitto della struttura versato a Ferrovie
dello Stato, per le manutenzioni straordinarie e per
appianamenti di debiti con l'ente gestore". Il costo medio di un
singolo posto nel 2022 è stato pari a poco più di 16mila euro.
"Nel periodo 2018-2023 - è scritto -il Cpr di Torino ha
avuto un pro-capite pro-die medio di euro 34,30, poco al di
sopra del dato nazionale e si attesta sui 37,98 euro nel 2022 e
2023. Nello stesso periodo il costo complessivo della struttura
è stato di oltre 15 milioni di euro, di cui il 32% spesi per
costi di manutenzione straordinaria, una percentuale che
nell'ultimo biennio raggiunge quasi il 42% (oltre 2milioni e
300mila euro su un totale di oltre 5 milioni e 600mila euro
complessivamente spesi nel biennio 2022-23). Nonostante sia
stato sostanzialmente chiuso per l'intero anno, nel solo 2023 il
Cpr di Torino è costato oltre 3 milioni e 400mila euro,
diventando nel medesimo anno il Cpr più costoso d'Italia".
"Nonostante Torino mantenga nel tempo la capienza media
effettiva più alta dopo Roma tra i Cpr di lungo corso - afferma
Fabrizio Coresi esperto di migrazione per ActionAid - le elevate
spese di manutenzione straordinaria registrate sono un chiaro
indicatore, assieme alla continua oscillazione dei posti
effettivamente disponibili nel centro, dell'invivibilità della
struttura, sottoposta a continui danneggiamenti e a sistematiche
ristrutturazioni straordinarie, fino alla chiusura del marzo
2023".
Quanto alla funzionalità del Centro subalpino, il report -
sempre per quel che riguarda il periodo 2018-23 - parla di
"tipico 'Cpr metropolitano' che funziona come una propaggine del
carcere: una struttura in cui fanno ingresso molti detenuti, che
registrano tempi di permanenza relativamente lunghi e una bassa
incidenza di rimpatri".
Il tempo di permanenza medio è stato di 46 giorni (la media
nazionale è 36 giorni) e nel 2022 di 47 giorni. La percentuale
annua media di ingressi dal carcere (24%) è più alta di nove
punti percentuali rispetto alla media nazionale, ed è in linea
con quanto registrato per il 2022 (25%), mentre quella di
richiedenti asilo (15%) più bassa di sette punti nel periodo
considerato vede un picco del 29% nel 2022. La percentuale di
rimpatri eseguiti dal Cpr di Torino è del 37%, più bassa di
dieci punti percentuali rispetto alla media nazionale del
periodo e nel 2022 si attesta intorno al 32%. Molto più alta
della media nazionale la percentuale di uscite decorrenza
termini, che nel Cpr di Torino raggiunge il 21% degli ingressi
(22% nel 2022). "Il dato sulle persone tradotte dal carcere
unito al tempo di permanenza medio e all'alta percentuale di
uscite per decorrenza termini - è la conclusione - mostrano come
le persone in uscita dalle carceri sono tuttavia più difficili
da espellere e, di conseguenza, restano trattenuti più a lungo".
Per Giuseppe Campesi, dell'Università di Bari, "l'ulteriore
periodo di trattenimento è dunque doppiamente afflittivo,
poiché in gran parte ingiustificato alla luce della scarsa
probabilità di eseguire un rimpatrio".
Nel luglio 2024 è stata indetta una nuova gara per la
gestione del Cpr con solo 70 posti.
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