E' terminato con 18 condanne a Torino il maxi processo ai militanti del centro sociale Askatasuna. I giudici hanno però assolto gli imputati dall'accusa di associazione per delinquere "perché il fatto non sussiste".
I numerosi compagni e simpatizzanti dei 26 imputati presenti in aula hanno accolto l'assoluzione dall'accusa di associazione per delinquere con un applauso, interrompendo la lettura del dispositivo. Le pene inflitte dai giudici variano dai 4 anni e 9 mesi ai 5 mesi di reclusione per singoli episodi. La procura aveva chiesto condanne per un totale di 88 anni di carcere.

"Anche se siamo emotivamente un po' provati, ci preme sottolineare che questa è soltanto una tappa della nostra battaglia, non solo come imputati, ma in generale come quella parte di Torino che da sempre lotta. Siamo sempre una forza, perché stiamo insieme, siamo una cosa collettiva e che oggi innanzitutto ricordiamo che ci sarà". Così Andrea Bonadonna, attivista No Tav e del centro sociale Askatasuna, imputato insieme ad altri militanti al processo per una quindicina di azioni contro i cantieri del Tav in Val di Susa e durante manifestazioni a Torino avvenute fra il 2019 e il 2021, dopo la sentenza di primo grado, in cui è caduta l'accusa di associazione a delinquere.
Bonadonna ha detto al microfono ai partecipanti al presidio: "C'è ancora tanta strada da fare per liberare anche solo metaforicamente quei compagni e quelle compagne che hanno subito delle ingiustizie con la condanna in primo grado, che siano pochi mesi o che sia qualche anno, come sono state comminate oggi, per noi rimarranno sempre un'ingiustizia e qualcosa su cui bisognerà lottare una volta in più".
"Il teorema è crollato ed era un teorema che non stava in piedi, perché chi lotta ogni giorno per il bene di altre persone, per il bene della propria città, per il bene del proprio quartiere, del proprio paese, non può essere equiparato a un delinquente" ha concluso Bonadonna.
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