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Amara racconta 'La certezza di essere viva'

Amara racconta 'La certezza di essere viva'

Il libro della cantautrice che duetterà a Sanremo con Cristicchi

ROMA, 01 febbraio 2025, 13:38

Redazione ANSA

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(di Mauretta Capuano) AMARA, "LA CERTEZZA DI ESSERE VIVA" (BALDINI+CASTOLDI, PP 205, EURO 18) - Pensieri, domande, flussi di coscienza, poesie scritte in piccoli taccuini per "sopravvivere all'umanità". Amara, all'anagrafe Erika Mineo, li chiama Vomitapensieri e mai avrebbe immaginato che queste parole ed emozioni che ha saputo tirare fuori e fissare sulla carta sarebbero diventate un giorno 'La certezza di essere viva', un libro che sfugge alle definizioni, in cui condivide la sua interiorità, pubblicato da Baldini+Castoldi.
    "Credo fortemente che dentro di noi ci sia un megafono che ci cammina accanto continuamente. È una voce che se la consulti, ti parla, ma non siamo abituati a questo tipo di ascolto. Cerchiamo sempre tutto fuori, in verità quello che ci serve è dentro.
    Dentro c'è la voce-guida che ti aiuta a compiere il passo, il passo verso te stesso, oltre te stesso" dice all'ANSA Amara che al Festival di Sanremo 2025 sarà protagonista del duetto con Simone Cristicchi, compagno di vita e di lavoro, dedicato a La cura di Franco Battiato al quale i due artisti hanno reso omaggio con il concerto mistico 'Torneremo ancora'.
    Musicista, cantautrice, autrice del brano Che tu sia Benedetta, grande successo di Fiorella Mannoia per cui ha composto anche Il peso del coraggio e Padroni di niente, Amara nelle sue canzoni e nei suoi testi parte sempre dalla sua voce-guida.
    "Negli anni ho sempre avuto questi Vomitapensieri, questi piccoli taccuini che mi porto in borsa. Diciamo che questa attività compulsiva con il pensiero e con il dialogo ha creato un repertorio, un archivio della mia esistenza sulla terra. Ne ho accumulati centinaia" racconta l'artista.
    Intenso il lavoro di selezione, durato quasi un anno, per 'La certezza di essere viva' che costituisce un'autobiografia personalissima, emotiva e spirituale.
    Come li hai scelti? "Elisabetta Sgarbi ha saputo di questa mia attività intima, ha voluto leggere qualcosa e mi ha chiesto di metterli insieme.
    È stato stupendo perché questa occasione mi ha permesso di vedermi, di andare da una piccola Erica, una ragazza che è diventata anche una donna. Quindi è stato bellissimo vedere questo cammino. C'è un prima e un dopo. I miei primi 20 anni li ho vissuti nella mia città (Prato ndr), nella mia illusione e in quello che era giusto io vivessi. Credo che quando si arriva sulla terra c'è un tempo in cui tu devi accorgerti di essere dentro a un corpo. La cosa principale del mio studio dell'esistenza è l'osservazione" racconta la cantautrice che ha esordito nel 2014 al Festival di Sanremo con il brano Credo.
    "Le mie canzoni come i miei scritti partono sempre con delle domande e delle consapevolezze: 'Ho sbagliato tante volte nella vita" oppure "Passa, certo che passa. Tutte, anche quelle canzoni che sono diventate importanti, sono state luogo di silenzio, di ascolto, di cura. Di solito in un brano che dura 3 minuti c'è una sintesi di un lungo percorso. Nel tempo, vivendo, si passano degli step, un po' come un videogames, vai allo step successivo. A volte è game over, a volte vinci" racconta.
    "Nessuno - aggiunge - si inventa niente, siamo solo uno strumento, un mezzo per portare giù tutto quello che diventa testimonianza. Finché ti fai delle domande sei viva. Ci sono state morti e rinascite continue in me e oggi dico: 'tutto questo cammino è proprio la certezza di esser viva".
    "Chi sono io/ce l'ho scritto negli occhi" scrive Amara.
    Ci sarà un seguito? "Questa fonte è inesauribile. Per me è un attività quotidiana, naturale. La scelta di Vomitapensieri mi assolve da un tipo di ruolo: scrittrice, poetessa, autrice, no.
    Sono un'inquieta che ha bisogno di vomitare per stare meglio.
    Una volta che una cosa è fuori da te la puoi vedere e consultare, ne puoi fare studio, esercizio, perché è una cosa altro da te. Per me tutto ha un'anima, anche l'oggetto, una penna, che diventa comunque compagna quando la attivi. L'arte è l'unica attività in grado di trasformare il dolore in poesia.
    Una trasformazione che ognuno dovrebbe augurare a se stesso" afferma Amara.
   

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