L'obiettivo di una richiesta di
risarcimento danni per 6,8 milioni di euro, come quella
presentata dallo Stato nel corso del maxi processo di Torino al
centro sociale Askatasuna, è "intimorire e spaventare tutto un
movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e
lottare". Lo si legge in un articolo apparso oggi sul web in
relazione alla proposta di indennizzo presentata ieri al
tribunale subalpino da Presidenza del Consiglio, ministero
dell'Interno e ministero della Difesa, che si sono costituiti
parte civile. Lo scritto è apparso sul sito di 'Associazione per
resistere', campagna di solidarietà agli attivisti di Askatasuna
e del movimento No Tav della Valle di Susa.
"Risarcimenti come questi - è il testo - vogliono affermare
la ragion di Stato, costi quel che costi, pensando che sia
accettato socialmente che a persone normali, che studiano e
lavorano o sono in pensione, venga richiesta una tale somma di
denaro per avere partecipato a movimenti sociali che hanno fatto
la storia del nostro Paese. È evidente che non sia razionale né
possibile pensare che si potranno pagare tali somme, ma che
l'obiettivo è quello di intimorire e spaventare tutto un
movimento e fare da monito per chi pensa di organizzarsi e
lottare. Per quanto ci riguarda noi non siamo abituati a
misurare il mondo in carta moneta, ma evidentemente per le
istituzioni dello Stato la propria credibilità è questione di
contabilità".
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