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Attesa domani sentenza sul disastro ferroviario di Pioltello

Attesa domani sentenza sul disastro ferroviario di Pioltello

Nel 2018 tre morti. Pm hanno chiesto oltre 8 anni per ex ad Rfi

MILANO, 24 febbraio 2025, 12:34

Redazione ANSA

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Dovrebbe arrivare domani, ad oltre sette anni di distanza dai fatti, la sentenza di primo grado nel processo sul disastro ferroviario di Pioltello, nel Milanese, nel quale il 25 gennaio 2018, in seguito al deragliamento del treno regionale Cremona-Milano Porta Garibaldi, morirono tre donne e oltre 200 persone rimasero ferite o subirono traumi psicologici.
    Nel processo ad ex dirigenti, dipendenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana sono state contestate le accuse di disastro ferroviario colposo, omicidio e lesioni colpose e "omissione dolosa di cautele contro infortuni sul lavoro". I pm Maura Ripamonti e Leonardo Lesti nelle scorse udienze hanno chiesto cinque condanne, tra cui 8 anni e 4 mesi per Maurizio Gentile, ex ad di Rfi, e per l'ex direttore di produzione Umberto Lebruto. Per Vincenzo Macello, ex direttore territoriale della Lombardia, sono stati chiesti 7 anni e 10 mesi, mentre per Andrea Guerini e Marco Albanesi 6 anni e 10 mesi. Da assolvere, per i pm, Moreno Bucciantini, Ivo Rebai e Marco Galliani. Mentre per Rfi è stata proposta una sanzione pecuniaria di 900mila euro.
    Per domani è previsto un ultimo intervento di replica di una difesa e poi i giudici della quinta penale (presidente del collegio Elisabetta Canevini) dovrebbero entrare in camera di consiglio per il verdetto, che potrebbe arrivare nel pomeriggio.
    Fu la "rottura di un giunto in pessime condizioni", secondo le indagini della Polizia ferroviaria, a portare al deragliamento nel cosiddetto "punto zero" dove si ruppe uno spezzone di rotaia di 23 cm. Per i pm il disastro avvenne a causa di una lunga serie di "omissioni" nella "manutenzione" e nella "sicurezza" tutte "riconducibili all'interesse della società", in quanto la manutenzione su quella tratta "avrebbe comportato tempi di indisponibilità dell'infrastruttura incompatibili con gli obiettivi aziendali".
    La difesa di Rfi, con l'avvocato Ennio Amodio, nell'arringa ha spiegato che gli operai "manutentori, se avvertono un danno o un'anomalia, hanno il potere di intervenire e chiedere la sospensione della circolazione" e "conoscevano bene ciò che andava fatto, ma per varie ragioni si sono spostati dalle procedure di sicurezza".
   

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