(di Paolo Levi)
Si apre ufficialmente a Parigi la
grande mostra consacrata al grande pittore spagnolo trapiantato
in Italia, Roma e poi Napoli, Jusepe de Ribera (1591-1652), il
'terribile erede di Caravaggio', considerato dai suoi
contemporanei ancora "più oscuro e feroce" del maestro
italiano. Con oltre cento dipinti, disegni e stampe giunti dal
mondo intero, la retrospettiva intitolata 'Ribera: Tenèbres et
Lumière' ritraccia per la prima volta l'insieme dalla carriera
dell'artista: dagli anni romani, dove venne ribattezzato 'Lo
Spagnoletto', fino al periodo partenopeo che segnò la sua
irresistibile ascesa. "E' la prima volta, anche al livello
mondiale, che una mostra ci illustra tutta la carriera di
Ribera, non solo del già molto noto periodo napoletano ma anche
il periodo romano della sua gioventu'", spiega la direttrice
del Petit Palais, Annick Lemoine, che ha curato la mostra
assieme alla responsabile per le pitture antiche del museo,
Maité Metz. La prima parte dell'esposizione, in programma fino
al 23 febbraio lungo le rive della Senna, si concentra sugli
anni che Ribera passò invece sulle sponde del Tevere. Appena
quindicenne, il ragazzo originario di Jativa, vicino Valencia,
lascia la Spagna natìa per non tornarvi più. Ribera giunge a
Roma tra il 1605 e il 1606, stesso anno della partenza di
Caravaggio per Napoli. Si incontrarono? Non si incontrarono?
Nessuno può dirlo ma l'influenza di Michelangelo
Merisi sul seguace iberico è chiara e netta. E fu decisiva. In
quegli anni Ribera sviluppa tutti i fondamenti della sua
pittura: l'uso di modelli viventi, chiaroscuri di vertiginosa
intensità, gestualità teatrale, crudo realismo. Questo nuovo
vocabolario pittorico, così radicale per l'epoca, si ritrova
nella serie dei Cinque Sensi, rappresentati a Parigi
dall'Allegoria del Gusto (proveniente dal Wadsworth Atheneum,
Hartford) e dall'allegoria dell'Olfatto (proveniente dalla
Collezione Abello di Madrid), ma anche negli Apostolados, la
serie di apostoli tra i temi prediletti di Ribera. Lungo il
percorso viene anche evocato il caso legato al Giudizio di
Salomone (Galleria Borghese), che lo storico dell'arte, Gianni
Papi, attribuì nel 2002 ad un giovanissimo Ribera, stravolgendo
la comprensione della produzione capitolina dell'artista.
Questa si è così arricchita di una sessantina di opere, tra cui
il Gesù tra i dottori (musée de Langres) o La Negazione di
Pietro (Galleria Corsini). Nel 1616, Ribera lascia Roma per
trasferirsi a Napoli, all'epoca sotto dominio spagnolo, l'inizio
di una folgorante carriera. Le nozze, appena tre mesi dopo il
suo arrivo, con Caterina, figlia di un affermato pittore dei
Quartieri Spagnoli, Giovanni Bernardino Azzolino, segneranno
l'inzio di quaranta anni di successi e commesse artistiche. Le
serie concepite per la Collegiata di Osuna, vicino Siviglia, o
per la chiesa della Trinità delle Monache a Napoli risalgono a
quel periodo e sono all'origine di capolavori come il San
Girolamo e l'Angelo del Giudizio prestato a Parigi dal Museo
Real Bosco di Capodimonte. Come Caravaggio, anche Ribera fu
maestro nel restituire lo 'splendore degli umili', come
scugnizzi e figure del popolo, ai margini della società. Al
Petit Palais si potranno ammirare, tra l'altro, il 'Ritratto di
Mendicante' (Galleria Borghese), la 'Vecchia usuraia' (Museo del
Prado) o il bambino dal piede storpio (Museo del Louvre). Ma
anche il ritratto di Maddalena Ventura con il marito e il
figlio, la celebre 'donna barbuta', giunto dal Prado di Madrid.
La mostra parigina offre anche l'opportunità di scoprire il
talento del pittore per il disegno e l'incisione, grazie a
prestiti ottenuti dal Metropolitan Museum of Art, dal British
Museum o dalla Collection Colomer.
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