/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Futurismo, Bilotti diffida la Gnam per la didascalia su Boccioni

Futurismo, Bilotti diffida la Gnam per la didascalia su Boccioni

Per Le Forme Uniche dizione "fuorviante e peggiorativa"

ROMA, 12 dicembre 2024, 15:22

Redazione ANSA

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Finisce con una formale diffida lo scontro in corso tra la Gnam e il collezionista Roberto Bilotti Ruggi d'Aragona, proprietario de Forme uniche della continuità nello spazio, la celebre scultura di Umberto Boccioni esposta nella mostra in corso a Roma, Il tempo del Futurismo alla Galleria Nazionale e da lui concessa per la mostra dopo che l'opera era rientrata da un tour mondiale organizzato dal ministero degli Esteri.
    Oggetto del contendere è la didascalia dell'opera scelta per l'esposizione: "Surmoulage (riproduzione) del 2011 di Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni", una dizione che, mette nero su bianco il proprietario che ha affidato l'opera alla Galleria, è frutto di scelte "disorientative, fuorvianti e che generano confusione sia nel messaggio che nel contenuto" e foriere di una svalutazione del valore intrinseco dell'opera al punto di poter determinare, sostiene il collezionista, anche un danno erariale. Bilotti ricorda infatti che "tutte le opere in bronzo di Boccioni sono delle 'riproduzioni' in senso materiale del termine proprio per come sono state prodotte, ossia riprodotte fedelmente dallo stampo del gesso o del bronzo, nessuna realizzata per volontà espressa e supervisione dell'artista" tant'è che buona parte dei bronzi esposti nei più grandi musei internazionali sono surmoulage. Ma "sostantivare il termine riprodurre in 'riproduzione' ed ancorarlo alla parola surmoulge pur essendo indicata la data postuma alla morte dell'artista oltre ad essere pleonastico, in italiano, assume un connotato peggiorativo completamente diverso tale da poter essere equiparato alle riproduzioni in gesso, in bronzo o in plastica del David di Donatello vendute nelle bancarelle". Bilotti afferma di aver più volte tentato di interloquire con la direzione della Gnam e con il curatore e comitato scientifico della mostra per correggere questa dizione così "difforme da come è stata appellata sino ad oggi dalla critica, dallo stesso ministero Cultura e, non ultimo, dal Comitato scientifico del ministero degli Esteri che per due anni l'ha esposta nelle sedi istituzionali delle capitali internazionali".
    Mentre è proprio "la particolarità della storia plastica di Umberto Boccioni, il connubio artistico con Marinetti", la vicenda tragica della distruzione dei gessi dopo la morte di Boccioni da parte dell'artista Piero da Verona, che "hanno indotto a tramandare la forma, come materialità di un'idea, traducendola in materiale duraturo, al fine di mantenere viva la memoria anche scultorea dell'artista" e che ora rendono "assolutamente fuorviante l'accostamento verbale del termine 'riproduzione' e peggiorativo rispetto al senso della derivazione, anche se indiretta, dalla forma primaria". Invece, "la circostanza dell'essere un'opera postuma è indicata dalla datazione successiva alla morte dell'artista ed è bastevole ad identificarla. L'aggettivazione adottata non ravvede alcun principio di verità ma, eventualmente, mera ingiusta e gratuita 'diminutio', riservata solo a questa opera, di pari dignità rispetto a tutte quelle in essere riprodotte nel mondo legalmente per volontà e con l'autorizzazione di Marinetti". Di qui la "diffida" rivolta agli organizzatori della mostra dall'indicare Le Forme Uniche come "riproduzione" in parentesi o virgolettata, e l'invito a sostituire la didascalia con la sua consueta denominazione e sequenza: nome dell'artista di riferimento, titolo, date di concepimento e di esecuzione, tecnica e eventuale traduzione corretta "Surmoulage, fusione da bronzo finito" , come è sempre stata definita dagli storici e curatori e classificata dal comitato scientifico della Farnesina proprio per questo esemplare (n° 6/6) e dal Mic". Bilotti mette in guardia Gnam, curatore e comitato scientifico anche dall'evitare di ripetere la didascalia usata per la mostra anche nel catalogo della mostra: "il fatto stigmatizzerebbe per la seconda volta una decisione presa omettendo la valutazione dei documenti". "Auspicando che possa esserci spazio per un confronto costruttivo nel comune obiettivo di verità storico-documentale" Bilotti chiede infin di aprire "nel più breve tempo possibile, un tavolo tecnico con il sottoscritto, i critici ed esperti storici specifici dei bronzi".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza