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Il Tre, 'orgoglioso di essere rapper fuori dagli schemi'

Il Tre, 'orgoglioso di essere rapper fuori dagli schemi'

'Dopo il palasport di Roma, mi fermo ma continuo a fare musica'

ROMA, 04 novembre 2024, 18:54

di Claudia Fascia

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Da Santa Maria delle Mole (frazione di Marino) alle porte di Roma, al palazzetto dello Sport all'Eur con uno show - che chiude il tour estivo - il 9 novembre, durante il quale presenterà dal vivo anche il nuovo inedito Occhi Tristi uscito il 18 ottobre. E passando anche per Sanremo.
    L'ultimo anno per Il Tre, nome d'arte di Guido Luigi Senia, è stato un crescendo di emozioni e di soddisfazioni. "Per un artista romano il palazzetto dello sport è una tappa fondamentale. E sono contento di esserci arrivato con un percorso tutto mio - racconta il rapper e cantautore 27enne -.
    Ho iniziato a fare musica a 14 anni e poi seriamente dai 17 ai 18, quindi una decina di anni ce l'ho messa per arrivare. Non volevo bruciare le tappe e volevo arrivare con una gavetta alle spalle, con un background importante". Oggi, è la considerazione che fa, "con le piattaforme è molto più facile sfondare, diventare virali senza una sorta di passato. Non è per forza una cosa negativa, ma neanche positiva. L'importante è costruire una fanbase che ti supporti, creare una sorta di famiglia con il pubblico. È merito anche delle persone, se un artista arriva e dura negli anni".
    Che la passione per la musica fosse diventata un vero e proprio lavoro, lo ha capito quando sono arrivati i primi soldi.
    "Nei primi 4-5 anni non ho guadagnato nulla, anzi ci ho rimesso dei soldi. Poi ad un certo punto in poi mi sono potuto permettere di mangiare una pizza con i soldi guadagnati da me con la musica: è stato molto soddisfacente".
    Partito dal niente, Il Tre è uno dei rapper più amati dai giovani e in pochi anni e con solo due dischi ha conquistato le classifiche italiane, TikTok, la Viral di Spotify e ottenuto 5 Dischi di Platino e 4 Oro. Lontano dall'immaginario dell'urban metropolitano, Il Tre racconta nei suoi pezzi il coraggio della paura, gli amici di sempre, il credere nei propri sogni e la forza della famiglia che l'ha salvato anche dai momenti bui.
    "Essere definito 'diverso' per me è un complimento. Mi sento e risulto diverso nei testi. Molti artisti trattano temi di strada o di ostentazione di beni materiali, e comunque è la loro vita e su questo non metto bocca perché ogni artista parla di quello che vive: è libero di esprimere il concetto che vuole e gli ascoltatori sono liberi di ascoltare o meno. Non si pensare a una censura per legge: è assurdo. Se limitiamo anche l'arte siamo alla frutta. Io sono più focalizzato sulle mie sensazioni quotidiane, su come mi sento. Forse per questo mi reputano diverso, ma lo accetto è la verità".
    Il grande pubblico lo ha conosciuto a febbraio, in gara al festival di Sanremo. "Come dice mio padre, Sanremo è come la Champions per i calciatori. Sognavo da tempo di partecipare perché era un mio obiettivo. E lo volevo fare anche per i miei che ci tenevano molto. Ti dà delle gioie e delle emozioni che forse non sapevi di poter provare. Ho voglia di tornarci, ma non so se questo è l'anno giusto: ho timore di volerci riandare solo per la voglia di partecipare, di risentirmi in quel vortice, però a volte è giusto centellinare anche la dose". Anche perché negli ultimi mesi non si è mai fermato e la stanchezza comincia a farsi sentire. "È una vita che ti mette a dura propria. Ti spreme fino alla fine, ma sono contento perché l'ho scelta io.
    Ma c'è bisogno anche di pausa e dei tempi giusti, per far uscire dei lavori che siano di alto livello. Quindi, dopo il palazzetto di Roma mi prendo una pausa. Continuerò a scrivere e a pubblicare musica, ma ho bisogno di una vacanza. Poi capirò cosa fare e come farlo. Che sia un album o altro".
   

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