Lo stile resta inconfondibile, con quella carica di energia e ironia mai sopita negli anni, ma anche con la volontà di lasciare le porte aperte al sogno e a una riflessione più profonda: Alberto Fortis torna al suo pubblico con un nuovo singolo dal titolo accattivante, "Shopping con Alanis", e dalle sonorità pop-rock, in cui il rapporto tra consumismo e identità viene esplorato attraverso l'incontro fantasticato con la celebre cantautrice Alanis Morissette.
Pubblicato con l'etichetta FDAM e distribuito da Altafonte Italia, il brano trasporta dentro lo scenario di un supermercato aperto 24 ore. Un immaginario noto a tutti, un non-luogo ormai entrato nella nostra quotidianità dove "avviene un incontro fatato con la star, Alanis Morissette, che ho sempre adorato come artista e come donna, e con cui ho condiviso collaboratori storici come Francis Buckley, Steve Baker ed Eric Dover: in questa storia io prima cerco di superare la timidezza, poi lascio spazio a sentimenti più forti, e a quella filosofia dei nativi americani che fa da contraltare alla frenesia degli acquisti", spiega Fortis in un'intervista all'ANSA.
Il singolo, prodotto con Simone Bertolotti al WhiteStudio 2.0 di Milano, è il preludio di un nuovo album, in uscita la prossima primavera. "Sarà un album pregno, sempre nel rispetto della mia identità, un discorso musicale trasversale anche dal punto di vista generazionale", racconta il cantautore, impegnato in un tour che il 1 febbraio lo porterà a Roma, con un concerto piano e voce all'Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, e poi a Torino (6/7/8 febbraio, tre serate a tema con ospiti del calibro di Michelangelo Pistoletto), Piacenza (21 febbraio) e Cuneo (28 aprile), "ci saranno otto inediti tra canzoni ritmiche e ballate più intense in cui si scorgono tracce della romanza, con la collaborazione anche dell'Orchestra sinfonica del Teatro San Carlo, e del mio amore per le colonne sonore e i musical".
Tra i temi dell'album "aspetti ironici e tra le righe le questioni più sociali, ma anche il racconto di quando magari ti trovi di fronte al mare e consideri l'assurdità di un mondo ancora basato sull'economia della guerra. Viviamo in un'era che con la smania della simultaneità crea un piano orizzontale ed evita la verticalità. Invece l'arte, che svela lo stato di salute di una società, mira proprio a questo, alla verticalità", prosegue. Più di 40 anni di carriera - il debutto discografico è nel '79 con l'album "Alberto Fortis", brani come "La sedia di lillà", "Il Duomo di notte", "Milano e Vincenzo", "Settembre" divenuti dei classici, 16 album realizzati tra Italia, Stati Uniti e Inghilterra, un disco di platino, due d'oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti - e ancora la stessa voglia di mettersi in gioco, in primo luogo incontrando il pubblico nei concerti: all'Auditorium di Roma, dove torna dopo 5 anni, Fortis proporrà una performance piano e voce, "con video e spazio per l'interazione immediata con la gente". Del resto, spiega, "il banco di prova per chi fa questo lavoro resta il concerto, che è la cosa più autentica. Cerco di mantenere sempre le antenne alte verso l'attualità e uso molto il web, curando la comunicazione personalmente: gran parte del mio pubblico è composta da giovani, molti dei quali musicisti". Eclettico, sperimentatore, difficile da etichettare, quanto ha pagato negli anni la sua libertà? "L'ho pagata abbastanza: c'è chi mi considera scomodo, chi astruso, forse fa solo paura una musica come la mia che non è omologata", dice, "ma alla fine dei concerti è sempre una meraviglia e quella è la verità di chi sei". Che opinione ha del panorama musicale di oggi? "Siamo nell'era dei talent, chissà ancora per quanto, ma per esempio X Factor quest'anno non è stata male, con diversi cantautori e qualche sorpresa di maturità. Poi ci sono artisti che amano il bello ma che non sono premiati: penso a Lucio Corsi, uno della nuova generazione che ha un suo mondo unico", spiega, "il negativo è invece un sistema che premia la musica basata sulla volgarità e che incita alla violenza. A me dispiace che si spinga su questo. Il futuro è nelle mani dei giovani, l'arte è una chiave di speranza fondamentale".
E Sanremo? Lei resta uno dei pochi a non esserci mai andato. "Sarebbe una vetrina utilissima per chi come me vuole riagganciare il pubblico pigro che non ha capito che la musica è anche sul web", afferma, "sarà la solita macedonia, con frutta buona, furba e avariata. Lo vedrò anche per un dovere professionale e perché il festival resta uno spaccato del costume del Paese".
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