La resistenza poetica dei Negrita è un fatto di pelle, pancia e rock'n'roll che riparte dal folk, quello delle origini e del suo sguardo all'attualità, per riversarsi nelle tracce del nuovo album 'Canzoni per anni spietati', in uscita il 28 marzo. "Già ci vedo censurati / ma non m'importa che vuoi fare /del resto, ho gli occhi per vedere e una lingua per parlare". Il manifesto di una generazione, tra consapevolezza di non essere riusciti a fare abbastanza e incertezze sul mondo che ci aspetta. "Abbiamo voluto affrontare l'album partendo da un'attitudine folk - ha raccontato Pau - per dare più attenzione alla parola.
La pandemia ci aveva tarpato le ali e per noi che ci esprimiamo con la musica è stato un passaggio pericoloso. Nel momento di tornare a scrivere, lo abbiamo fatto con la consapevolezza di quello che volevamo dire". Se 'Nel blu', prima in scaletta, dichiara gli intenti dei Negrita di oggi, 'Noi siamo gli altri' è il pugno nello stomaco che rallenta la respirazione. L'occasione fisica e mentale giusta per fermarsi e pensare. Parole che schiacciano e riff di chitarra che spiazzano. "E siamo liberi, i liberi pensatori - cantano i Negrita del 2025 - siamo i figli, siamo i genitori che non si arrendono mai". "Le canzoni questa volta sono nate in poco tempo - ha detto ancora Pau - per l'urgenza che avevamo di dire certe cose.
Questo lavoro è il nostro atto di resistenza poetica, con il quale cerchiamo di capire il nostro ruolo, quasi cinematografico, nella quotidianità di oggi. È un concept album nel senso che ha un flusso di narrazione dall'inizio alla fine, con alti e bassi, tutti voluti". La densa (di cuore, poesia e chitarre) scaletta di 'Canzoni per anni spietati' è un atto di libertà creativa e di pensiero.
Ci sono anche due omaggi, uno a 'Viva l'Italia' di Francesco De Gregori e l'altra a Bob Dylan sulle note di 'Song to Dylan'. "È un omaggio ad un modo di fare musica - ha spiegato la band - e a Dylan che, a sua volta, nel primo album aveva fatto omaggio a Woody Guthrie con la sua 'Song to Woody'. Abbiamo espresso il nostro senso di gratitudine verso quel modo di raccontare con le canzoni". Un album fatto di onde, pause e riprese, per uno sguardo che abbraccia il mondo, passando per i racconti di 'Ama o lascia stare', 'Buona fortuna' e 'Dov'è che abbiamo sbagliato'. "Quello che è successo durante il Covid - ha commentato Drigo - poteva portare ad un momento di presa di coscienza umana e invece ne siamo usciti ancora più divisi. Facce diametralmente opposte sostenute da fazioni, che a loro volta sostengono la propria posizione radicale, odiando l'altra". Nell'ultimo brano dell'album ('Non si può fermare'), è proprio Drigo a cantare, a proposito della ripresa inarrestabile, dopo il buio. Tutto si muove con un ciclo di onde, che si ritirano e poi tornano a salire. Sempre. Un flusso di coscienza musicale, quello della band aretina, inteso al modo dei Negrita. "Questo disco è analogico che più analogico non si può - ha confessato Pau - e fatto con strumenti di legno e ferro. Con attrezzi che sono poco più di una clava e un tamburo.
Non volevamo fare un album, poi invece ci siamo trovati a farlo, quasi per magia. Volevamo arrivare alla meta di esprimere quello che sentivamo, con un linguaggio semplice ed emozioni chiare, in una società sempre più disumanizzata". A partire da aprile le canzoni del nuovo album saranno anche protagoniste del tour che porterà i Negrita nei principali club italiani. Partenza prevista l'8 aprile dall'Atlantico di Roma e termine l'1 e 2 maggio al Vox Club di Nonantola. Nel mezzo, Napoli, Ravenna, Milano, Firenze, Venaria, Brescia, Padova e Rovereto.
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