L'indigenza delle origini in
campagna, l'emigrazione, le lotte politiche, fino
all'integrazione nella società borghese del boom economico sono
al centro della vicenda di tre ragazzi friulani alla soglia dei
vent'anni che vivono la loro breve giovinezza affrontando il
mondo: è la storia che ha raccontato Pier Paolo Pasolini nel suo
primo romanzo dal quale Elio Germano e Teho Teardo hanno tratto
lo spettacolo 'Il sogno di una cosa', in scena al Teatro Duse di
Bologna dal 25 al 27 febbraio alle 21.
In questo romanzo, scritto tra il 1949 e il 1950 ma
pubblicato nel 1962, Pasolini parla con le voci delle persone
che, stremate dalla povertà, sono scappate dall'Italia del
Secondo Dopoguerra, attraversando illegalmente il confine per
raggiungere la Jugoslavia, attratte dal comunismo e con la
speranza di trovare un lavoro dignitoso e cibo per tutti. I tre
protagonisti desiderano la felicità, la bella vita in un paese
straniero, maturano una coscienza politica e sognano la
rivoluzione, per poi piegarsi ai compromessi dell'età adulta.
Fino a morire di lavoro. Vista oggi, la storia diventa una sorta
di rotta balcanica al contrario attraverso lo stesso confine che
ora i profughi in fuga percorrono per venire in Italia.
'Il sogno di una cosa' è messo in scena tra musica e parole
con Teho Teardo (compositore e polistrumentista, autore delle
musiche del film Il Divo di Paolo Sorrentino) a trasformare lo
spazio in un paesaggio sonoro fatto di musiche ma anche di
scrosci di pioggia e rintocchi di campane, e con Elio Germano a
narrare la vicenda attraverso le tante sfaccettature di cui la
sua voce è ricca, oltre a suonare, anche lui, vari strumenti.
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