L'erede d'oro e l'ex enfant prodige della finanza. Si incrociano per la prima volta, e per di più in una vicenda giudiziaria di dossieraggio, le vite molto diverse, e non solo per età, di Leonardo Maria Del Vecchio e di Matteo Arpe. Il primo, figlio 29enne del fondatore di Luxottica, Leonardo Del Vecchio e di Nicoletta Zampillo, è uno degli otto azionisti della cassaforte Delfin che custodisce soprattutto EssilorLuxottica che in Borsa vale da sola 100 miliardi e di cui Leonardo Maria è chief strategy officer. Gli altri eredi, ciascuno con in mano il 12,5% della holding, sono sua madre e altri sei fratelli, quattro dei quali si sono messi di traverso sull'eredità. Fra questi il primogenito Claudio sul quale, secondo i magistrati milanesi, Leonardo Maria avrebbe commissionato un finto dossier. Informazioni riservate avrebbe poi fatto cercare sull'attuale fidanzata Jessica Michel Serfaty.
Secondo il suo difensore tuttavia Del Vecchio junior "sembrerebbe essere piuttosto persona offesa" e "altri sarebbero eventualmente i responsabili di quanto ipotizzato dagli inquirenti".
Le sua attività pre-inchiesta non si fermano peraltro al lascito del padre. In proprio Leonardo Maria ha messo in piedi un family office, Lmdv, citato di recente fra gli interessati a rilevare il Twiga da Flavio Briatore. Un investimento che se andasse in porto si inserirebbe a pieno titolo tra i ristoranti di lusso già realizzati attraverso Triple Food e in coda all'acquisizione realizzata quest'anno di Acqua e Terme di Fiuggi. Nel portafoglio di Lmdv c'è anche altro. Per esempio una quota in Leone Film Group e il controllo di Boem la start-up nata per lanciare nuove bibite nella quale hanno ridotto le loro partecipazioni gli alleati iniziali, Fedez e Lazza.
Non sono di sicuro i due rapper bensì le sue conquiste - bellissime modelle - ad aver fatto balzare in diverse occasioni il non ancora 30enne Del Vecchio agli onori delle cronache rose e del gossip. Fra queste Anna Castellini Baldissera, sposata nel 2022 in un matrimonio durato poco più di un anno.
Molto diverso il percorso di Matteo Arpe, che tra poco compie 60 anni. Alle spalle una lunga carriera con ruoli di primo piano in Mediobanca, Lehman Brothers e Banca di Roma poi diventata Capitalia, di cui è stato amministratore delegato.
Arpe ha poi fondato Sator, ora in liquidazione, il fondo di private equity azionista Banca Profilo messa in vendita da qualche anno e ancora in cerca di un acquirente. Alla base del cambio di rotta c'è stata una vicenda giudiziaria che per nove anni ha impedito al banchiere di di fare il suo lavoro. Si tratta della condanna per il caso Ciappazzi-Parmalat, legata a un finanziamento del 2002 fatto dalla Banca di Roma al gruppo alimentare. Da poco Arpe ha riottenuto il requisito di onorabilità e in una intervista ha detto che non pensa di andare in pensione.
Il coinvolgimento nell'inchiesta sulle banche dati lascia oggi il banchiere "stupito perché si è trattato di un incarico professionale della famiglia limitato a una vicenda privata successiva alla scomparsa del padre", fa sapere il suo avvocato. Banca Profilo, il cui amministratore delegato Fabio Candeli è anch'egli indagato, ha segnalato da parte sua di aver firmato con la società di investigazioni Equalize, al centro della vicenda, un regola contratto.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA