Se nel 2027 scatterà l'aumento dell'età per andare in pensione legata all'aspettativa di vita potrebbero essere 44mila le persone che si troverebbero senza reddito e senza contribuzione in attesa della pensione: la denuncia arriva dalla Cgil che sottolinea come questo sia il numero di coloro che sono usciti dalle aziende tramite accordi di isopensione, con scivoli fino a sette anni, espansione e solidarietà prevedendo di raggiungere i vecchi requisiti per la pensione, ovvero 67 anni di età per la vecchiaia o 42 anni e 10 mesi per la pensione anticipata. Dal 2027 i requisiti per il pensionamento potrebbero salire di tre mesi.
"Oltre 44.000 lavoratori, che hanno aderito negli ultimi anni a misure di uscita anticipata, per effetto dell'adeguamento automatico dei requisiti pensionistici alla speranza di vita - sottolinea Il responsabile delle politiche previdenziali della Cgil, Ezio Cigna - rischiano di ritrovarsi dal 1 gennaio 2027 senza reddito e senza contribuzione. Sono nuovi esodati. Se il Governo non interverrà, 19.200 lavoratori in isopensione e 4.000 con contratto di espansione si ritroveranno con un vuoto di tre mesi senza assegno, senza contributi, senza tutele. Parliamo di persone che hanno lasciato il lavoro nel pieno rispetto delle regole, firmando accordi con aziende e fondi, basati su date certe di accesso alla pensione. A questi si aggiungono altri 21.000 lavoratori usciti con i Fondi di solidarietà bilaterali, per i quali, seppur con impatti diversi, si configura comunque un possibile vuoto di copertura previdenziale".
L'Istat pubblicherà nei prossimi mesi il dato sulla speranza di vita a 65 anni, base per decidere l'adeguamento dell'età pensionabile nel 2027 e il Governo dovrebbe fare entro l'anno il decreto sull'eventuale aumento dell'età per la vecchiaia e dei contributi necessari per la pensione anticipata. Dopo il calo della speranza di vita a 65 anni registrato con la pandemia da Covid (quattro mesi che andrebbero recuperati nel prossimo aggiornamento) si è registrata una "crescita importante" di questo parametro che potrebbe determinare nel 2027 lo scatto dell'aumento dell'età per la pensione.
Per un aumento di tre mesi dell'età di pensionamento bisogna che l'incremento registrato sia almeno di sette mesi. Ma il Governo potrebbe intervenire per un congelamento. Cigna ricorda che, come la Cgil aveva già denunciato a gennaio "in assenza di interventi correttivi, nel 2027 il requisito per la pensione anticipata salirà a 43 anni e 1 mese di contributi (42 anni e 1 mese per le donne), oltre ai tre mesi di finestra mobile, mentre la pensione di vecchiaia passerà da 67 a 67 anni e 3 mesi. Un ulteriore ostacolo - sottolinea - per migliaia di lavoratrici e lavoratori, che rischiano di non vedere riconosciuto il diritto maturato in base alle regole precedenti".
Il problema non si esaurisce con il 2027, riguarda anche gli anni successivi, e più in generale l'impianto stesso del sistema previdenziale. "Gli effetti dell'adeguamento alla speranza di vita - dice la segretaria confederale della Cgil Lara Ghiglione - pesano già oggi sulle nuove generazioni, costrette a posticipare sempre di più l'età della pensione e a fare i conti con assegni sempre più bassi, a causa della progressiva riduzione dei coefficienti di trasformazione. Un meccanismo che rischia di minare la fiducia dei giovani nel sistema pubblico e di accentuare disuguaglianze già profonde".
"Il Governo aveva promesso il superamento della Legge Fornero, insiste la segretaria Cgil, ma nei fatti è riuscito solo a peggiorarla azzerando ogni forma di flessibilità in uscita e tagliando la rivalutazione: serve una riforma vera, che garantisca pensioni adeguate e dignitose, soprattutto per le donne e i giovani che spesso hanno carriere discontinue o lavori precari".
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