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Responsabilità editoriale di Advisor
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La biodiversità è un’emergenza alla quale non ci si può sottrarre. Così come ha evidenziato il Living Planet Index del 2022 assistiamo a una riduzione media del 69% delle specie di fauna selvatica nel periodo dal 1970 al 2018. Con l'aggravarsi del fenomeno, tutte le organizzazioni sono a rischio di destabilizzazione. La riduzione della biodiversità è essenzialmente causata dalle attività umane e, in particolare, da cinque fattori: uso del suolo, cambiamento climatico, sfruttamento delle risorse, introduzione di specie invasive e inquinamento.
Molti operatori cercano di ridurre il proprio impatto negativo sulla natura e sulla biodiversità introducendo obiettivi di riduzione della deforestazione, ma impostare target di questo tipo non è cosa facile, per non parlare degli obiettivi più ampi in relazione alla biodiversità in generale. Secondo AXA IM è necessario anche sfatare alcuni miti sulla deforestazione.
Mito numero 1: Oggi tutti sanno come impostare obiettivi efficaci riguardo alla deforestazione e come agire per consentirne il raggiungimento. Potrebbe sembrare che oggi la questione della deforestazione sia gestita in modo adeguato solo perché c'è stato un aumento dell'attività in questo ambito. Tuttavia, si calcola che, nonostante i numerosi impegni e obiettivi relativi alla deforestazione, la perdita netta di aree forestali nel mondo negli ultimi dieci anni sia stata di 4,7 milioni di ettari l'anno.
Mito numero 2: Oggi la completa tracciabilità delle catene logistiche è un requisito facilmente raggiungibile per obiettivi di deforestazione zero. Può essere molto difficile comprendere l'impatto delle attività di un'impresa sulla deforestazione perché spesso è necessario comprendere quali sono gli effetti specifici delle singole fasi della sua catena logistica. Tuttavia, per molte aziende, la supply chain può essere soggetta a vincoli di riservatezza, specialmente nel caso di soggetti intermediari che non vogliono essere bypassati dai clienti, i quali potrebbero relazionarsi direttamente con i fornitori. Di conseguenza, spesso può accadere che un'azienda non disponga dei dati necessari per un'adeguata valutazione del proprio impatto sulle foreste.
Mito numero 3: I dati di geolocalizzazione risolvono il problema della tracciabilità. Quale potenziale soluzione ai problemi appena descritti, e nel tentativo di andare oltre i programmi di certificazione, sono emersi nuovi strumenti e insiemi di dati che contribuiscono a comprendere i livelli di deforestazione e a condurre valutazioni sui livelli di rischio. Questi strumenti sono molto utili per ottenere una stima dei livelli di rischio, ma non sono sufficienti ad attribuire alle imprese responsabilità dirette in ambito di deforestazione, in quanto riescono solo a dare un'idea del deterioramento di alcune regioni e dell'impronta di alcune attività generiche.
Mito numero 4: Creare aree protette = salvare il pianeta. Un altro rischio importante è il cosiddetto rischio di "leakage" (o di trasferimento del problema). Infatti, la protezione di aree critiche o l'implementazione di prassi sostenibili in alcune regioni possono potenzialmente portare all'emergere di nuove pressioni in aree limitrofe, a livello nazionale o anche più lontano.
Come possiamo procedere nonostante questi ostacoli? Per gli esperti di AXA IM il ripristino delle foreste può realmente favorire la biodiversità e assorbire il carbonio, e rappresenta una soluzione interessante con cui affrontare due delle nostre principali sfide ambientali che ci troviamo davanti.
In conclusione, l’entità dei problemi creati o esacerbati dalla perdita di biodiversità e dalla deforestazione è tale che dovrebbe esserci una forte motivazione ad agire, visto che esistono anche strumenti e approcci praticabili che potrebbero consentire agli investitori di delineare un quadro utile dei rischi e delle opportunità.
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