Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.
Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.
In evidenza
In evidenza
Responsabilità editoriale di Advisor
Responsabilità editoriale di Advisor
Quanto deve preoccupare l'impatto della deglobalizzazione? I rischi sono evidenti: escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, guerra in Ucraina, aumento delle barriere commerciali, interruzione delle catene di approvvigionamento, un dolente mercato ribassista e il rallentamento dell'economia globale. In questo scenario turbolento, le società multinazionali non sono le più vulnerabili?
Per Jody Jonsson, gestore di portafoglio azionario di Capital Group si potrebbe dire il contrario. “In parole semplici, le multinazionali godono in molti versi di un miglior posizionamento per navigare in un contesto incerto e sviluppare soluzioni efficaci per affrontare i cambiamenti destabilizzanti” sottolinea l’esperta che indica quattro motivi che avvalorano la sua tesi.
Le multinazionali sono in grado di adattarsi alle tensioni tra Stati Uniti e Cina.
Le due principali economie mondiali si sono colpite a vicenda con dazi onerosi e altre restrizioni commerciali. Ma tralasciando i problemi attuali, passerà ancora parecchio tempo prima che gli Stati Uniti e la Cina possano risolvere controversie più radicate in materia di furto di proprietà intellettuale e ingenti sussidi alle imprese statali cinesi. Per risolvere questi problemi spinosi – se mai si riuscirà – potrebbero volerci anni o addirittura decenni. Nel frattempo, le aziende che operano in tutto il mondo stanno facendo quello che sanno fare meglio: trovare nuovi modi per adattarsi e avere successo a prescindere dai crescenti ostacoli.
Team di gestione esperti sanno gestire le sfide.
Non è un caso se le multinazionali sono arrivate a dominare l'economia e i mercati finanziari globali. Nella maggior parte dei casi, queste realtà sono gestite da manager brillanti, resilienti ed esperti. Hanno operato in qualsiasi tipo di contesto commerciale, dai più favorevoli ai più ostili.
Alcune società potrebbero beneficiare della rilocalizzazione delle catene di approvvigionamento.
Molte società globali stanno operando con successo sui mercati locali, anziché lasciarsi intimidire delle barriere commerciali. Sta diventando sempre più importante per le multinazionali che luogo di produzione e vendita coincidano. Per poter avere successo, devono muoversi velocemente e reagire in maniera efficace alla concorrenza locale.
Le società che hanno superato con successo la crisi del COVID sono riuscite a espandere rapidamente le proprie offerte online, localizzare le fonti di approvvigionamento, produrre più vicino a dove vendono e attingere a più fornitori in tutto il mondo. Questo contesto imprevedibile ha contribuito a rafforzare le multinazionali che disponevano delle competenze, delle risorse e della liquidità necessari ad adattarsi con la massima velocità.
I campioni globali prosperano nei mercati emergenti.
Sotto molti aspetti, questa strategia multi-locale è cruciale per le aziende di Stati Uniti, Europa e Giappone che siano determinate a rimanere rilevanti o a espandersi in mercati emergenti più dinamici. Molti di questi paesi – Cina, India, Brasile ecc. – stanno nutrendo i propri colossi multinazionali ma anche concorrenti di minori dimensioni concentrati su singoli paesi, lasciando indietro i protagonisti globali del passato.
I consumatori dei mercati emergenti ricercano marchi di cui potersi fidare e aziende che conoscano la realtà locale. Pertanto, le grandi multinazionali in grado di scomporsi, pensare localmente, muoversi agilmente e lanciare prodotti velocemente dovrebbero avere maggiori chance di successo nel lungo termine.
Responsabilità editoriale di Advisor
Ultima ora