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Responsabilità editoriale di Advisor
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L’inflazione è salita dopo un ventennio in cui ci eravamo abituati a non vederla sopra il 2%. L’economia è più resiliente di quanto ci si aspettasse a fine 2022. Le trimestrali hanno evidenziato buoni risultati e il mercato del lavoro è solido. Le banche centrali stanno alzando i tassi. I mercati sembrano puntare su un’inversione della politica monetaria della Federal Reserve (Fed) entro i prossimi sei mesi, ma questo secondo AXA IM è poco probabile perché l’inflazione core (quella che esclude i prezzi di alimentari ed energia) resta elevata e vicina al suo picco e non ci lascerà nel breve periodo.
Conseguentemente, i livelli dei tassi d’interesse rimarranno probabilmente più alti di quel che ci si aspetta. In questo contesto di inflazione e di rialzi, è tornato l’appeal sull’obbligazionario. A giudicare dall’elevata domanda che ha accompagnato le ultime emissioni del debito pubblico del nostro Paese, anche tra gli investitori finali, gli italiani continuano a preferire il BTp, che offre un livello di rendimento interessante.
“Oggi i BTp decennali rendono quattro volte più di fine 2021, collocandosi in area 4,2-4,4%”, spiega Alessandro Tentori, chief investment officer di AXA IM Italia. Tuttavia, “la performance complessiva dei BTp lascia un po’ perplessi” perché il livello di rendimento potrebbe non essere sufficiente a contrastare l’impatto dell’inflazione sull’investimento.
“Se paragoniamo l’indice di performance dei titoli di Stato italiani alla performance di altri emittenti vediamo che non è tutto rosa e fiori”, sottolinea Tentori. Basta concentrarsi sul periodo di rialzo dei tassi d’interesse (da inizio 2022 a oggi) per notare che non c’è stata una sovraperformance dell’Italia rispetto, per esempio, ai treasury americani o al rendimento offerto da altri paesi europei, nonostante la maggiore fragilità del nostro debito pubblico. Ipoteticamente, quindi, “un investitore avrebbe potuto realizzare rendimenti migliori con un portafoglio più bilanciato su diversi titoli obbligazionari”.
Quindi se un investimento in BTp potrebbe sembrare una buona soluzione nell'immediato, nel lungo periodo non lo è. L’investimento in BTp non è poi senza rischio. L’Italia ha un debito pubblico enorme, tra i peggiori dell’eurozona. “L’alto indebitamento del settore pubblico, ma anche il fatto che l’Italia non ha sovranità monetaria, avendo delegato alla Bce, sono alcuni dei rischi”, ricorda Tentori. “I parametri di sostenibilità del debito pubblico sono legati alla traiettoria macroeconomica e un’eventuale recessione dell’eurozona potrebbe portare ulteriore instabilità sulla tenuta del debito pubblico”.
Meglio quindi sarebbe affiancare all’investimento in BTp un mix di strumenti, senza prendere troppi rischi in eccesso.
Per diversificare, spiega Tentori, ci sono diversi strumenti: “Il primo strumento è guardare alla scala del rating, guardare se ci sono rendimenti a rischio più interessanti sulle obbligazioni corporate, o high yield, o sui mercati emergenti; altro strumento di diversificazione è la sensitività ai tassi d’interesse, quindi le scadenze (brevi o lunghe) dell’investimento; e il terzo strumento è quello della valuta, dal momento che le obbligazioni vengono emesse in valute diverse”.
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