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Ucraina: summit Svizzera, per la pace servono tutte le parti

Ucraina: summit Svizzera, per la pace servono tutte le parti

Media Kiev, 'comunicato Svizzera è bozza, manca l'accordo'. Oggi arriva Meloni

BRUXELLES, 16 giugno 2024, 11:42

Mattia Bernardo Bagnoli

ANSACheck
Swiss Federal Council Viola Amherd (C-L), Ukrainian President Volodymir Zelensky (C) © ANSA/EPA

Swiss Federal Council Viola Amherd (C-L), Ukrainian President Volodymir Zelensky (C) © ANSA/EPA

"Il raggiungimento della pace richiede il coinvolgimento e il dialogo tra tutte le parti", si legge in un comunicato congiunto rilasciato al termine della prima giornata del Vertice per la pace in Ucraina in corso in Svizzera e citato dai media internazionali.

Ma i media di Kiev sottolineano che il comunicato congiunto del Vertice di pace in Svizzera diffuso stanotte da organi di stampa internazionali è una bozza datata 13 giugno su cui non è stato ancora raggiunto un accordo ufficiale tra i partecipanti al summit. Esiste un possibile scenario in cui il documento potrebbe essere adottato senza il consenso di tutti i partecipanti, con controversie sorte su parole specifiche del comunicato. Tuttavia il capo dell'ufficio della presidenza ucraina Andriy Yermak ha dichiarato che esiste un chiaro consenso tra i partecipanti riguardo al comunicato congiunto.

"Diamo una chance alla diplomazia". Volodymyr Zelensky, a dispetto del look militare d'ordinanza da commander in chief, al Burgenstock di Lucerna veste i panni dell'uomo di pace. Nell'hotel del glamour d'antan - da 150 anni ospita i grandi del mondo in pieno stile svizzero, anche se ora lo possiede il Qatar - sfilano le 101 delegazioni che hanno accettato l'invito di Berna a partecipare ad una sorta di missione impossibile: immaginare come far tacere i cannoni in Ucraina attraverso i negoziati. Ma senza la Russia. Esercizio di stile, per alcuni. Eppure, mai come al Burgenstock, il mezzo è il messaggio: da una parte Vladimir Putin che detta anatemi, spacciando il deserto per pace, dall'altra il presidente ucraino, che chiede al mondo di "contribuire" alla soluzione. "America Latina, Medio Oriente e Asia, Africa, Europa, Pacifico, Australia, Nord America: tutti presenti. Insieme stiamo facendo il primo passo verso una pace giusta, basata sulla Carta delle Nazioni Unite e sui principi fondamentali del diritto internazionale", ha messo in chiaro Zelensky. In teoria sarebbe difficile essere in disaccordo ma questi valori prevedono il rispetto della sovranità, dell'indipendenza e dell'integrità territoriale dell'Ucraina, che Putin di fatto vuole smembrare. "Tutto ciò non è negoziabile", ha ribadito il capo dello staff di Zelensky Andriy Yermak. Ma i lavori sono appena iniziati e l'obiettivo è quello di integrare la formula di pace ucraina - che debuttò al G20 di Bali, quando Russia e Cina andarono sotto al parlamentino del mondo, dovendo ingoiare un comunicato congiunto in cui si chiedeva la fine della guerra - con altri spunti. "Stiamo valutando la possibilità, una volta che si arriverà ad un piano congiunto, di presentarlo ai rappresentanti della Russia e pensiamo che questo possa accadere al secondo vertice per la pace", ha aggiunto Yermak. Perché, ed è chiaro a tutti, prima o poi Mosca dovrà essere coinvolta. La prossima tappa potrebbe essere allora l'Arabia Saudita, dove s'ipotizza si possa tenere il nuovo summit. Ma questo appunto richiederebbe l'accettazione da parte della Russia dei principi fondamentali della Carta dell'Onu - compresa l'integrità territoriale dell'Ucraina, ndr - e quindi tutto "è ancora in alto mare", fa sapere un alto funzionario europeo a conoscenza diretta del dossier. Il Cremlino rema contro. "Non vogliamo comunicare nessun messaggio, vogliamo riunirci la prossima volta per un evento più sostanziale e costruttivo", ha affermato il portavoce della zar Dmitri Peskov. Ma chissà che l'appetito non venga negoziando. "Non saremo in grado oggi di decretare la pace per l'ucraina ma speriamo di dare inizio al processo", ha detto Viola Amherd, presidente della Confederazione Svizzera. "Come comunità internazionale possiamo preparare il terreno per i negoziati fra le due parti in guerra". Certo, l'antipasto non promette nulla di buono. "Se la proposta del presidente Putin è 'siamo disposti a una trattativa di pace se Kiev riconosce l'invasione dell'Ucraina e cede le parti occupate' non mi sembra particolarmente efficace come proposta, mi sembra una mossa più propagandistica che reale", ha tagliato corto Giorgia Meloni chiudendo il G7. Berna ha elaborato un percorso a tappe. Il programma del Vertice prevede sia sessioni "plenarie" che discussioni sui tre temi che si prestano "a creare fiducia", ossia "la sicurezza nucleare, la sicurezza alimentare e la dimensione umanitaria", compresa la "liberazione dei prigionieri". "Si tratta di argomenti d'interesse globale che riguardano direttamente un gran numero di Stati e che sono stati affrontati nei vari piani di pace proposti", sottolineano gli organizzatori. Di nuovo, l'obiettivo è di creare consenso, avvicinare le posizioni. Che sono a volte molto diverse rispetto al coro del 'caminetto' occidentale. Il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita ammonisce ad esempio che saranno necessari "difficili compromessi" se si vuole davvero arrivare alla pace mentre il presidente del Kenya afferma che l'aggressione di Mosca è certamente "illegale" ma è illegale anche "l'unilaterale appropriazione degli asset sovrani russi" (ed egualmente tremendi sono i conflitti nel Medio Oriente, nel Sahel e nel Corno d'Africa). Insomma, aprire il microfono al mondo - come aveva promesso Zelensky - ha le sue controindicazioni. Le delegazioni sono al lavoro per arrivare ad un comunicato congiunto, che appare al momento "stabile" benché non sia ancora certa la firma da parte di tutti. "Putin dovrebbe passare dal linguaggio degli ultimatum a quello della maggioranza mondiale, che vuole una pace giusta", è il monito di Zelensky ai leader. Più che altro, lo spera.

 

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