A poco più di due settimane dal rovesciamento del regime di Bashar al Assad, il nuovo leader della Siria Al Jolani deve far fronte alla prima sfida diretta dei sostenitori del dittatore, i lealisti della minoranza alawita di cui lo stesso Assad faceva parte, che hanno dato vita a manifestazioni e scontri violenti. Segno che, nonostante le buone intenzioni e le promesse, la pacificazione del paese non sarà per niente facile.
Le nuove autorità siriane hanno lanciato un'operazione contro le milizie filo-Assad, uccidendo almeno "tre combattenti fedeli all'ex regime", secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, nella provincia costiera di Tartus, nell'ovest del Paese, roccaforte della minoranza alawita. Negli scontri tra uomini armati e forze di sicurezza, mentre i soldati stavano cercando di arrestare un funzionario del governo deposto, ci sono stati 17 morti, di cui 14 membri delle forze di sicurezza e tre uomini armati.
L'obiettivo del governo è di "ripristinare la sicurezza" nella regione costiera, ha affermato l'agenzia di stampa ufficiale Sana. Varie persone sono state arrestate tra le quali un funzionario della giustizia militare che sotto Bashar al Assad emetteva condanne a morte nella famigerata prigione-mattatoio di Sednaya. Secondo alcuni testimoni e l'Osservatorio, migliaia di siriani avevano manifestato a Tartus, Banias, Jableh e Latakia, dove la comunità alawita, ramo dell'Islam sciita, è molto presente, e a Homs, dopo che era stato diffuso un video sui social che mostrava l'attacco di combattenti a un santuario ad Aleppo. Per placare la rabbia, le autorità hanno affermato che il video era vecchio e risaliva in realtà alla presa della città da parte dei ribelli dell'Hts il primo dicembre, all'inizio della loro offensiva contro il regime. Il ministero dell'Informazione ha anche avvertito che è "severamente vietato trasmettere o pubblicare qualsiasi contenuto mediatico o informazione volto a seminare divisione".
Per cercare di riportare la situazione alla calma a Homs è stato imposto il coprifuoco notturno.
Continua intanto l'accreditamento internazionale della nuova leadership siriana. Una delegazione irachena ha incontrato a Damasco i nuovi governanti e un'apertura è arrivata anche dal Libano: il ministro degli Esteri libanese Abdallah Bou Habib, nel suo primo messaggio ufficiale alla nuova amministrazione di Damasco, ha affermato di voler instaurare i migliori rapporti di vicinato con la Siria.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA