"Io non ho mai istigato nessuno a
denunciare, né i medici né altri. Del resto, da libertaria, non
ho mai denunciato nessuno, mi sono semmai autodenunciata, perché
penso che se una legge non piace, si fa una battaglia per
cambiarla, o si fa disobbedienza civile assumendosene le
conseguenze: non si cerca di eluderla. Interpellata al volo a
margine di un evento, ho detto semplicemente un'ovvietà: che i
pubblici ufficiali, e i medici come è noto possono essere fra
questi, segnalano eventuali violazioni delle leggi". Lo ha detto
la ministra alla Famiglia, alla Natalità e alle Pari Opportunità
Eugenia Roccella, rispondendo al question time alla Camera, in
relazione alla legge Varchi con cui è stato istituito il reato
universale per la maternità surrogata.
"In pochi secondi - ha aggiunto la ministra - non ho avuto
modo di esplicitare un'altra ovvietà, che però in altre
occasioni ho spiegato. E cioè che a ogni professione
corrispondono regole specifiche, e a maggior ragione questo vale
per un medico, per la particolarità e la delicatezza del
rapporto di cura. Non a caso, per i medici, il codice penale
prescrive sia la segnalazione della notizia di reato sia
un'eccezione nel caso in cui il paziente possa avere conseguenze
penali. E' un dilemma che i medici affrontano da sempre. A
nessuno però verrebbe in mente di parlare di 'delazione' quando
i medici esercitano questa responsabilità di fronte, per
esempio, a sospetti casi di violenza, di abuso su minori, di
incidenti sul lavoro, o ancora di obbligo vaccinale, o di
traffico di organi".
Secondo Roccella, "la verità" è che "l'utero in affitto da
alcuni non è percepito come reato, e neanche come un disvalore"
ed ha aggiunto: "la nostra legge è stata salutata con
entusiasmo, per esempio, dalle reti internazionali del
femminismo abolizionista, che ritengono, come la Cassazione e la
Consulta, che la maternità surrogata sia un orrore, e che la
nostra legge sia un atto di grande civiltà".
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