Un "ottimo lavoro" sul quale però pesa un rinvio a giudizio che rischia di impattare sul "ruolo da ministro". La premier Giorgia Meloni sceglie di rompere il silenzio sul caso Santanchè e lo fa da Gedda, in Arabia Saudita, prima delle tre tappe della sua missione in Medio Oriente.
Le sue parole suonano come un invito alla ministra a farsi da parte, o quantomeno a ragionare approfonditamente sulla situazione, ribadendo comunque che "un rinvio a giudizio non è per esso stesso motivo di dimissione". "E' una valutazione che va fatta con il ministro Santanchè e che anche, forse, deve fare soprattutto il ministro Santanchè" pesando "quanto questo possa impattare sul suo lavoro di ministro". "E questo è quello su cui in questo momento non ho le idee chiare", ammette la presidente prima di salire a bordo dell'Amerigo Vespucci. Frasi che richiamano quelle pronunciate proprio ieri dal presidente del Senato, Ignazio La Russa, secondo il quale la ministra "sta valutando e lo farà bene".
Nessun "braccio di ferro" o "preoccupazione" - ribadisce Meloni - ma nei prossimi giorni un incontro ci sarà perché - come dirà poi all'equipaggio del veliero della Marina Militare - "se ognuno non fa la propria parte al proprio posto non si può navigare, e particolarmente non si può navigare quando il mare è tempestoso". E, in questo momento, sulla testa del governo le nubi cominciano ad addensarsi, forse alimentate anche dallo stesso silenzio della premier, come ha ammesso lei stessa. Dalla banchina del porto islamico di Gedda, la leader di Fratelli d'Italia, però, replica anche alle accuse dell'opposizione "garantista con la sinistra e giustizialista con la destra". "Conte dimentica di avere un vicepresidente del partito condannato in via definitiva - sottolinea - ed Elly Schlein vuole le dimissioni del ministro ma non chiede quelle del presidente della provincia di Salerno agli arresti domiciliari per corruzione".
Immediata arriva la replica, con Giuseppe Conte e Carlo Calenda che tornano a chiedere le dimissioni di Santanchè mentre Avs sostiene che quello della premier è l'ennesimo tentativo di "difendere l'indifendibile". L'onda lunga delle dichiarazioni della premier arriva anche a Roma, dove all'interno del suo partito quelle parole vengono lette in controluce. Nell'interpretazione prevalente, Meloni avrebbe scelto una formula accomodante per rendere l'onore delle armi alla ministra, evidenziando quell'"ottimo lavoro" e ribadendo il principio garantista per cui "un rinvio a giudizio non è motivo di dimissioni". L'impressione diffusa è però che l'epilogo resti di fatto segnato anche se all'interno di FdI c'è anche chi pensa che la leader abbia voluto prendere tempo per lasciare ogni strada aperta. Non è escluso che la svolta possa arrivare quando entrambe saranno rientrate dalle rispettive missioni nel Golfo, a meno di improvvise accelerazioni nelle prossime ore. Lunedì, infatti, a Gedda è attesa proprio Daniela Santanchè.
Per il momento la ministra ha confermato i suoi impegni, compresa la sua presenza alla cerimonia di apertura del Villaggio Italia per la 33/ma tappa del tour mondiale Vespucci. La titolare del Turismo sarà ovviamente anche in visita a bordo della "nave più bella del mondo" e, alla tradizionale cerimonia della firma su libro degli ospiti, rischia di trovare, un rigo sopra di lei, l'autografo di Giorgia Meloni. Ma la tappa di Gedda è stata anche l'occasione per affrontare un altro dei temi caldi in Italia, quello di Almasri. Davanti alla "richiesta di spiegazioni" della Corte Penale Internazionale, la presidente passa al contrattacco. "La Corte - tuona - deve chiarire perché ci ha messo mesi a spiccare questo mandato di arresto quando Almasri aveva attraversato almeno tre Paesi europei. Su questo spero che tutte le forze politiche vogliano darci una mano".
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